Traversare i deserti o scalare le montagne non deve essere sempre e comunque una sfida verso la natura o contro le proprie debolezze. Qualche volta si può camminare non pensando a nulla, senza alcun pericolo, guardarsi attorno e ringraziare la natura che ha costruito un teatro fantastico e ringraziare il fato che ci ha prenotato un posto in prima fila...
Devo recuperare le energie di ieri, quando ho pedalato senza senso e senza meta nella pista per Timbouctou, in un paesaggio per il lettore senza alcun interesse, solo basse dune a perdita d’occhio, monotono per chi legge, ma una sfida muscolare per le esili ruote della bicicletta che, dispettose, affondano nella morbida sabbia.
Caldo, aria immobile, bassa dune che pur comunque nascondono il panorama, questo è quanto…Per riposarmi decido di inoltrarmi nelle gole del Todra. Finalmente un itinerario senza problemi di orientamento, purtuttavia una gabbia da cui non si può uscire, da cui non si può deviare, in cui non si può scegliere il proprio itinerario. E poi manca il fascino e la libertà di non sapere dove si va…..di non avere una meta.
Verso le gole di Todra, villaggi nascosti
Comunque il paesaggio è bellissimo e poi ha una qualità che in questo momento mi è essenziale, non tanto per il fisico, quanto per la mia mente: c’è un torrente che scende in cui scorre …..ACQUA ! Acqua…acqua. Sembra una parola corta, un piccolo vocalizio, in arabo è ancora più corta, el ma, ma voi non potete sapete quanto riempie i pensieri di chi viaggia nel deserto. L’unica cosa a cui si è legati è l’acqua. La tanica che man mano si svuota è come la vita che man mano si spegne ed a cui non si può opporre alcuna resistenza. Il problema è che si sa quando sarà finita. E’ come una clessidra, inesorabile. L’acqua condiziona il tuo viaggiare, solo lei ed il deserto sono padroni della tua vita.
Le fertili valli verso le gole
Non è solo stanchezza muscolare, è principalmente lo stress psichico che devo recuperare. Quindi mi serve un giorno di riposo. Una bella corsetta con i piedi immersi in acqua, quasi per far dispetto al deserto che si riappropria della tua mente appena fuori della stretta valle. Poi, pensate un po, arrivo all’imbocco della valle seduto comodamente in un fuoristrada……non è da me, ma quasi quasi gongolo di non sputare sangue sulle strade trafficate ed impolverate dove il caldo infernale si mescola con i fumi delle fatiscenti autovetture formando un cocktail micidiale. Ma eccomi all’imbocco della valle.
LES GORGES DE TODRA
Lo spettacolare ingresso delle gole
Purtroppo l'ingresso delle gole è un parcheggio in cui si ritrovano molti turisti, ma io certo non mi aspettavo di essere solo come normalmente succede nel deserto.
La parte più spettacolare è proprio la prima parte delle gole, dove le pareti si innalzano fino a 400 m con muri verticali distanti tra di loro non più di 30 metri. Sono pareti di roccia compatta, diversa dalle friabili arenarie delle montagne circostanti.
Roccia ideale per arrampicare, e non è un caso che qui convergono molti free climbers a sfidare le infinite possibilità di tali pareti. Comunque mi sento a disagio in questo ambiente in cui sostano turisti, venditori, arrampicatori, macchine, moto, zaini ricolmi di corde, bambini picciosi, musica, schiamazzi.
Le mie orecchie ancora risuonano dell'assordante silenzio delle dune del grande erg. Questi rumori sono come un coltello nei miei timpani.
E, come se non bastasse, vengono amplificati dalle pareti e dalla gola come in una discoteca in cui le parole scompaiono ingoiate della musica che urla con volume incomprensibilmente doloroso per i timpani.
Ma il mio tragitto mi porterà presto lontano da tale bolgia. Dopo poche centinai di metri più nessunoi mi segue. Le strette pareti con turisti restano indietro e si apre un nuovo scenario
Un torrente scorre fiero come un cavaliere errante senza paura tra orride pareti di roccia calcinata dal sole e dai millenni, erosa dall'acqua e levigata dalla sabbia portata del vento del deserto incipiente. Qualche rarissima palma ha il coraggio di contrastare la roccia e si erge dal terreno all'uscita della parte più stretta delle gole.
Ormai mi lascio indietro la parte della gola, che come una diga, sbarra e serra in un pertugio dantesco il torrente che porta dentro di se un pulviscolo biancastro che lo trasformano in un liquido lattiginoso. Una fessura nell'immensa parete permette al torrente di colare nella valle e di fertilizzare la sterile terra. Ma è meglio non lasciarsi distrarre, la valle sale per almeno 15 km e voglio percorrerla tutta.
Ora il cielo si allarga, le pareti danno respiro, la luce invade il canyon. Corro in salita in un punto in cui l'acqua è scomparsa tra le brecce.
Qualche km più a monte , come per miracolo, ricompare, mentre due schiere di pareti rossastre lo scortano come un prezioso monarca. Mi beo della corsa con i piedi dentro l'acqua.
Sono felice di essere di nuovo solo, i turisti si sono fermati ormai da tempo, km e km più a valle e non odo alcun rumore, se non quello dell'acqua che gorgoglia e il brusio delle pietre che rotolano inermi dalle pareti.
Procedo in una atmosferica magica, in un teatro in cui i sipari si aprono e si chiudono ininterrottamente seguendo le grandi curve che il canyon svolge nella sua discesa. Anche con la presenza dell'acqua in cui posso bagnarmi, il caldo è micidiale, acuito dalla corsa e dall'aria immobile che non procura alcun refrigerio. Sembro una statua perchè l'acqua impregnata di fango, asciugandosi, mi trasforma in un soprammobile di ceramica.
Mi fermo sotto una masso con l'ombra per respirare un momento e riparto con lena. Il silenzio è assoluto...è assoluto?? Ma no, mi sembra di udire un mormorio, sarà una frana...poi non si ferma ed anzi.... aumenta.
Non riesco a capire, poi in lontananza compare una auto che arranca, dinoccolandosi faticosamente dentro il torrente. Poi ne compare un'altra...Mi avvio con lena sperando di non farmi raggiungere, ma evidentemente sono autisti pratici e ben presto mi sono addosso. Credevo fossero turtisti, invece sono abitanti di un villaggio che si trova allo sbocco della valle, in alto.
C'è una buona strada per raggiungerlo, ma fa un lunghissimo giro per aggirare la montagna e quindi, quando l'acqua lo permette preferiscono salire direttamente nell'alveo del torrente. Mi invitano a salire con loro fino al villaggio, ma declino gentilmente l'invito. Bisogna stare attenti, perchè nei popoli del deserto, un invito non è una convenzione sociale, come da noi, che si fa solo per gentilezza, sperando poi che l'interlocutore non accetti.
Qui un invito è quasi un patto morale a cui è difficile sottrarsi, pena l'offesa arrecata a chi lo offre.
Con tutto il mio "savoir fare" del deserto, riesco a declinare l'invito senza offese e finalmente torno nel silenzio assoluto della valle. Mi fermo un istante ad ammirare il panorama da sotto una fresca palma.
La parete si innalza per centinaia e centinaia di metri sopra i miei occhi, si confonde con il cielo, sembra una scala verso l'infinito.
Arrivo in un punto in cui mi chiedo come diavolo abbiano fatto a passare i due scalcinati automezzi.
Quella che senbra una strada, nella foto è una illusione dovuta al grandangolare. E' solo un piccolo argine largo non più di 50 cm.
Ora la valle si fa meno incombente e tradisce la sua fine. Qualche curva, pochi km, poi ecco il villaggio, il verde....la vita..
Pietre come case.....case come pietre nell'alta valle
Di lontano il jebel Sharo innalza le sue aguzze guglie a guardia del deserto....e degli uomini