E’ strano,
si compiange chi è tardo di piede , e non chi è tardo di spirito.
E chi è
cieco negli occhi anzichè chi è cieco nel cuore.
KARNI MATA |
Non
vedi altro che la tua ombra quando volgi le spalle al sole…….
Chi ora si attende
un’avventura nel deserto, dovrà pazientare un momento perché prima di partire è
necessario fare un salto li dove la fede vacilla, dove la nostra mente appare
in tutta la sua limitata tolleranza. Non si può partire nel deserto senza aver
capito l’anima del terreno che si calpesta. Ogni luogo ha un’anima. Le montagne
dell’Himalaya sono il tempio degli dei, sul Keilash ballano Shiva e Parvati ........
e
noi andiamo a profanare questi luoghi sacri, paghiamo i lama che ci diano il
permesso di salire su quei terreni sacri, ci facciamo accompagnare da guide e
portatori che per pochi dollari si caricano sulle spalle 50 kg di viveri e
attrezzature essenziali, dopo aver avuto il beneplacido dai sacerdoti, così da non profanare il terreno che calpesteranno salendo le cime. E
saliamo portando la cultura superficiale della nostra società, dove si deve
vincere a tutti i costi, dove anche gli dei si devono inchinare al nostro umano
volere, distruggendo la sacralità e relegandola ai confini dell'universo....per ora.
Saliamo sulla vetta della “montagna delle nuvole” che dispensa vita
all’Amboseli e allo Tzavo, genitrice del dio Nilo e sotto cui
ogni giorno degli “ingenui selvaggi”
fanno riti che possano dispensare le gocce salvifiche che cadono dalle nubi
condensate dai freddi ghiacci del Kibo. Calpestiamo, distruggiamo, deridiamo gli dei,
i djinn, il dio di tutti i viventi, Shiva e Visnù, Hallah, che si sono rintanati sui
monti, nei deserti, tra le foreste impenetrabili per fuggire l’uomo che tutto
distrugge. Ora, prima di partire, mi dirigo in un luogo speciale, dove anche la
mia mente aperta al sacro ed al trascendente dubita, ma mai irride, piuttosto
invidia chi ha così profondamente penetrato nell’anima del cosmo. La sera incipiente nel villaggio di Desnoke,
l’aria calma dopo un acquazzone improvviso portato dal monsone….
il tempio di
Karni Mata…la porta d’argento, una moltitudine di persone colorate, una musica
lontana, il suono tenute di una campanella, le scarpe lasciate all’ingresso a
significare che siamo mondati almeno nei piedi, se non nell’anima. Una storia
antica aleggia sul tempio, nata dalla fantasia, dalla verità, dalla voce dei
credenti, persa nel tempo della memoria, tramandata dalla voce dei fedeli. Una “storia”
incredibile che noi trasportiamo semplicemente nella “favola” cosicchè non ci
possa far paura.
Una favola che diviene storia semplicemente perché oggi
possiamo constatare la fine di quel racconto che si perde tra le nuvole dei
monsoni, tra le sabbie del deserto, che vola nella brezza della sera, che
rassicura il cuore dei fedeli dandogli la speranza della vita. Una speranza che
vince sulla morte e che noi non abbiamo il diritto di dileggiare e di irridere.
Una storia che nasce mille anni fa
quando in uno sperduto villaggio ai margini del Grande Deserto viveva una
ragazza figlia di uno charan, un cantastorie. Karni Mata, così si chiamava la
giovine, viveva una vita ascetica ed era considerata alla stregua di una santa.
Un giorno il Raj Bika si aggirava in quei luoghi in cerca di un posto ideale
per costruire la sua città ( poi Bikaner). Karni Mata lo benedisse e gli
predisse che avrebbe vinto i suoi nemici . Tutto ciò che aveva predetto si
avverò e da quel giorno Karni Mata divenne la protettrice del re e fu
identificata come la trasfigurazione della dea Madre Durga, protettice dei poveri e dei
derelitti. CiUn giorno Karni Mata chiese a Yama,
il dio della morte, di resuscitare un
bimbo, ma egli le rispose che non era
possibile perché l’anima del bimbo ormai
era sfuggita al suo potere. Karni Mata si infuriò e ordinò che l’anima di ogni
bimbo, alla sua morte, avrebbe dimorato nel corpo di un topo, in attesa della
reincarnazione, privando così Yama di una
moltitudine di anime.
YAMA, DIO DELLA MORTE |
Ci sono delle varianti sull’origine del culto dei
topi, ma tutte convergono nella sacralità dei roditori. Da allora ogni topo del
tempio non è altro che un bimbo morto prematuramente. Non ridete di questa che
noi possiamo considerare una fandonia, un topo è solo un topo, porta malattie,
puzza, fa ribrezzo. Qui ogni topo è l’anima di un bimbo, di un figlio, di un
amico.
Qui l’anima è più importante del corpo. Ogni cosa ha un’anima,
figuriamoci un topo. Ogni ratto che corre tra i fedeli non è uno schifoso mammifero
mordace, è un figlio. Cosa fareste voi se vi fosse morto un figlio e sapete per
certo che si è trasformato in un topo? Favole !!!Favole ?? Mettiamola così…Se
il vostro amato figlio avesse perso un arto cosa fareste? Lo disconoscereste?
NO!!! E se avesse perso tutti gli arti? NO!!!... e se con una macchina cuore polmone che lo
tiene in vita avesse perso anche il corpo?
Ebbene, la macchina cuore polmone che Karni Mata ha regalato agli uomini si chiama TOPO, una macchina che tiene in vita tuo figlio. E’
difficile da credere? Perché? E’ più facile credere che nostro figlio ci
attende lassù, nel paradiso dei giusti? E’ più facile credere che qualcuno ci
compensi delle ingiustizie subite in questa vita ? Perché, se è vero il nostro
credo, non dovrebbe esserlo questo? Che al Dio manca forse la possibilità di
realizzare tutto questo? Una campanella all’ingresso del tempio, suonata con un
colpo di dita, annuncia alla Dea il nostro arrivo mentre una musica inonda il
tempio.
Una musica ancestrale, una nenia struggente, un mantra ripetitivo che
ipnotizza con la voce e con l’armonium, con il battito delle tablas che i sacerdoti
ripetono all’infinito.
Topi in ogni dove, migliaia e migliaia ( si dice siano
25.000), fedeli genuflessi verso i roditori che mangiano in scodelle di latte,
fedeli sdraiati a terra con i topi che scorrazzano sui corpi prostrati.
Un topo
che passeggia sui tuoi piedi è indice di fortuna, avvistare il topo bianco
porta felicità. Madri disperate qui leniscono il loro dolore, si ricongiungono
ai loro figli, li coccolano, li carezzano, li attendono mentre essi giocano a
rincorrersi.
I topi non sono una rappresentazione ipotetica, sono la vera
essenza dei loro cari.
ILARIA FELICEMENTE MERAVIGLIATA...... |
Quello
che importa, credo, è che almeno nella nostra mente, questi viaggi possano
farci insinuare il dubbio, una parola che ormai è scomparsa dalla nostra
cultura, cancellata dalle certezze delle nostre paure.
L'EFFIGE DI KARNI MATA |
FEDELI AL SANCTA SANTORUM, SI VEDONO LE CAMPANELLE CHE ANNUNCIANO A TUA PRESENZA |
La mia anima
mi ha insegnato a toccare ciò che non si è fatto carne; la mia anima mi ha
rivelato che qualunque cosa tocchiamo è parte del nostro desiderio.
Ma
oggi le mie dita si sono trasformate in nebbia e si diffondono nell'universo
visibile e si confondono con l'invisibile