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montiernici.it |
“L’uccello ha un onore di cui l’uomo è privo. L’uomo
vive nella trappola di leggi e tradizioni che s’è costruito; l’uccello vive
secondo la legge naturale per cui gira la terra intorno al sole “ (Kahlil Gibran)
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Monte Calvo |
Oggi è il giorno del mio 50esimo compleanno. Sono a S. Maria,
mia madre ci ha invitato a mangiare con loro. E’ una bella giornata di sole e,
in attesa del pranzo, decido di andare a fare una corsetta verso il ponte radio
di monte Calvo. Alcune volte nella vita, piccole insignificanti decisioni
possono cambiare un destino. Questa è una considerazione che spesso alberga
nella mia mente, ogni volta che succede qualcosa di grave….ma non sempre nella
vita le cose vanno storte… Mia madre tenta di convincermi a non andare, senza
però alcun risultato. E’ una corsetta tanto per sgranchire un po le gambe, solo
700 m. di dislivello.
Il percorso, dopo un terreno in diagonale, sbocca alla
strada sterrata che porta alla fonte Crovella e prosegue poi al ponte radio. Dopo la fontana c’è il rifugio della
forestale e la strada si inerpica con alcuni tornanti. Li decido di tagliare
seguendo il dolce gobbone della cresta quando…. Un grido querulo che riconosco
immediatamente, tante volte l’ho sentito. Una sorta di “pih eh” ripetuto. (ascoltate il grido a questo sito...)
http://www.uccellidaproteggere.it/Le-specie/Gli-uccelli-in-Italia/Le-specie-protette/POIANA/(det)/canto
Alzo
gli occhi, è una poiana che volteggia alta nel cielo. Ogni volta mi stupisce la
capacità di volo di tali rapaci. L’aria è loro schiava, sembra ubbidire docile
alle loro esigenze, li tiene in volo senza sforzo, senza un battito d’ali…. Ogni
volta resto affascinato dalla loro presenza. Ma anche se la lontananza può
ingannare, questa volta si tratta di una poiana molto grande, tanto che mi
lascia perplesso…che si tratti di un’aquila? Però la sua sagoma è
inconfondibile. Il suo grido riecheggia dentro la stretta valle che porta al
valico di “Nselle”, poi scompare dietro il
monte.
Continuo la mia corsa. Che bello correre in salita, quando un’ombra
fugace oscura il sole. Quasi un flash in negativo, senza alcuna importanza,
senza alcun significato…una cornacchia forse un corvo. Ma poi si ripete. Mi
fermo ed alzo gli occhi al cielo per scoprire l’arcano. Senza alcun rumore,
senza alcun grido, la poiana volteggia alta su di me. La sua mole mi inquieta,
ma continuo a correre.
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Tre poiane viste dal ponte Radio fotografate da Sara Ciaranzelli |
L’ombra continua a oscurare il sole sempre più
lungamente, la poiana è più vicina, sento il vento scorrere tra le sue ali,
come un fischio di bufera in un rifugio di montagna. Poi, così come era venuta,
scompare tra le valli, in un attimo tutto torna in silenzio. Mi dispiace aver
perso questo spettacolo. La cosa strana è che alcune cose capitano senza che
noi gli diamo inizialmente il significato che poi assumeranno. Questo vale per
gli avvenimenti che sembrano sciocchi, per le persone che incontriamo che si
insinuano nella nostra vita in silenzio, obbedendo al caso, al fato, ma che poi
assumono grande importanza e che modificano in ogni caso il nostro destino.
Riprendo, rammaricato, la mia corsa quando….una ventata dietro la mia testa, un
alito di bufera dietro la mia schiena, un’urlo di tempesta.
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montiernici.it |
Istintivamente mi
accuccio al terreno e vedo una sagoma nera sfiorarmi e passare come un baleno.
Dato che il terreno è in salita penso che si schianterà a terra, ma come un
fulmine, la sagoma si rialza, vira verso il cielo. Un po timoroso mi siedo a
terra per prepararmi non so neppure io a cosa, mi preparo ad affrontare un
nemico sconosciuto, a vederlo in faccia. Cerco nel cielo. In un attimo lo scuro
uccello è salito verso il ponte radio e sta tornando indietro, ma ora non volto
le spalle, sto di fronte e sono ben fornito di bastoncini con punte acuminate
che mi aiutano nella corsa in salita. Ora nulla può sorprendermi, sono pronto
alla battaglia. Vedo il rapace volteggiarmi sulla testa, poi picchiare verso di
me ad ali socchiuse. Alzo istintivamente i bastoncini, per difendermi.
All’ultimo momento apre le ali ed il suo volo si fa radente al terreno che sale
e mi sfiora di nuovo, a tre o quattro metri. Sembra un aereo da guerra che
attacca un’obiettivo in picchiata. Anche il rumore che fa l’aria tra le sue ali
è qualcosa di terrifico. Non so se fuggire, se ripararmi tra gli alberi
lontani, se tornare dignitosamente indietro…
Questi attacchi si succedono
ripetuti, ma sempre più lenti. Intanto decido di proseguire e mi trovo ora
quasi sulla sella. Il vento mi viene incontro improvviso come una frusta. Il
vento, anche questo sembra un elemento insignificante nella scena…sembra.
Un’ultimo attacco, lento, non è una picchiata, ma un volo planato. Quando è su
di me rallenta. Il vento contrario gli permette di rallentare, scorre tra le
sue ali. Non serve che si muova per avere sostentamento, il vento si muove per
lui. Ora è fermo si di me. Le ali aperte, le remiganti che si muovono come se
ogni penna avesse un’anima, come dei flap degli aerei che obbediscono agli
ordini di un computer per stabilizzare il velivolo. Vedo i suoi occhi che mi
fissano direttamente, il suo micidiale becco, la sua lingua.
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maurosanna.it |
Ma quello che mi
colpisce è il suo sguardo, un misto di curiosità e aggressività, forse sta
decidendo cosa fare. Siamo fermi come in una scena bloccata dal pulsante stop.
Il tempo si è fermato, il vento lo ha fermato, permettendo alla poiana di
stazionare su di me. Sono istanti intensissimi. Ci fissiamo negli occhi. I suoi
hanno qualcosa di magico che mi ipnotizzano, parliamo tra noi con il linguaggio
universale degli sguardi. Non so quando tempo è passato, poi tutto finisce,
forse perché il vento ha consigliato di seguire il suo volere. Riprende quota e
vola via. Sono schoccato, sono felice, sono stupito di tanta fortuna, quando
eccola di nuovo lassù, ora scende lentamente volteggiando, il vento è calato. Passa su di me alla minima
velocità di sostentamento, alzo le braccia verso di lei, senza bastoncini
,quasi per un abbraccio. Passa sfiorandomi le mani e picchia al di la della
sella. Sono rattristato, è andata via.
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A destra il valico di "nselle" |
Mi resta una piccola speranza. Tento di
imitare il suo grido. Urlo al vento, ma il vento è contrario e si porta via il
mio richiamo. Grido con con tutte le mie forze “ pih Eh!!! Pih Eh!!!! Pih EH!!”
. Magicamente ricompare, volteggia di nuovo su di me, sfiora la mia testa, un
gesto al cielo, una carezza….il suo volo elegante mi sconvolge, mi affascina.
Poi più nulla….sento il mio cuore battere per l’emozione, non certo per lo
sforzo a cui sono perfettamente adattato. Un bel regalo di compleanno, il più
bel regalo che Monte Calvo potesse farmi….ma non sapevo che doveva cominciare tutto
da quel momento….
"Poiché la voce non ha bisogno di portare sulle sue ali la lingua e le labbra, essa penetra i cieli; allo stesso modo, l'aquila non ha bisogno di portare con se il nido, ma si libra, sola, negli spazi del firmamento."
Io andavo spesso a correre in quel tragitto, ma da quel
giorno in poi divenne l’unico percorribile per me perché speravo di poter
rivivere quella esperienza. Inutilmente sperai che la poiana mi vedesse e
tornasse a salutarmi. Dopo circa un mese avevo perso ormai la speranza. Alcune
poiane volteggiavano solenni, ma si tenevano a debita distanza. Erano
probabilmente due coppie che avevano il nido nel bosco che sovrasta i pendii a
fianco alle casette pastorali della famiglia Maurizi.
Poi un giorno la vidi volare altissima. La
distanza poteva ingannarmi, ma dai movimenti delle ali riconobbi la mia poiana.
Con il cuore in tumulto mi sbracciai, quasi per richiamare l’attenzione di un
umano. Ma essa era un uccello, non poteva prestare attenzione a ciò che
accadeva laggiù, nel mondo bidimensionale dove erano relegati gli umani. Una
termica potente la librava in aria e la
sollevava sempre più in alto mentre era intenta a sfruttarla con ampi giri in
tondo.
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montiernici.it |
Saliva in una scala a chiocciola verso il cielo. Invidiai le sue ali,
invidiai la sua leggerezza, invidiai la sua capacità a capire il vento, le
nubi. Io avevo un cervello sviluppato, il più intelligente del creato e avevo
fatto scuola di volo….e non sapevo nulla, ero un pilota ignorante, mi muovevo
tra le nubi come un pargolo che inciampa e cade ad ogni passo. Ogni colpo di vento diventava un nemico, per
me, non un amico che mi poteva sostenere. Mi rassegnai a continua a
correre. Alla sella, dove il panorama si
allarga, mi fermai un momento e guardai
attorno a me. Nessuna traccia.
Arrivai al ponte radio e scesi
mestamente. Nel preciso punto dove la prima volta avevo incontrato la poiana,
ecco un vento alle mie spalle, un suono di aria compressa che passa in un
pertugio, un’ombra…era lei, era la mia poiana.
Lasciai i bastoncini, ero emozionato come un bimbo nel suo primo giro
alla giostra preferita, come all’arrivo di babbo natale dispensatore dei doni
agognati. Saltavo in aria ogni volta che
passava lentamente, radente su di me, con il suo grido. Gli rispondevo
imitandola, tentavo di carpire il suo linguaggio, di scimmiottare la sua voce,
di trovare ingenuamente il modo di comunicare. Fu un incontro fugace, quel
giorno, ma tornai felice a casa e tutta la sera pensai alla poiana, mi
addormentai con il sogno di saper parlare la sua lingua. Io facevo allenamento tutti i giorni ( ancora
oggi mi alleno giornalmente) e quindi, invece di cambiare itinerario, tornai
sempre lassù.
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notizied'abruzzo.it |
Per qualche giorno scomparve, poi
la vidi lassù, verso la cima di monte calvo, sotto un cumulo che saliva
dal versante sud del monte. L’aria la
tirava su come un ascensore. Io avevo provato durante i giorni ad affinare il mio
linguaggio e grazie a internet, avevo trovato dei file audio con i gridi delle
poiane. Avevo studiato bene e mi sembrava di saper riprodurre il loro grido.
Certo, nessuna poiana si sarebbe lasciata ingannare, ma almeno speravo di
suscitare in lei la curiosità di venire a vedere chi fosse quello strano essere
che urlava frasi senza senso. Passarono altri giorni e come l’altra volta, un
giorno la vidi di nuovo. Provai con trepidazione a chiamarla. Speravo che il
mio richiamo potesse attirarla, ma in cuor mio non ci credevo. Invece
successe….
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diagaz.net |
Al primo grido cambiò rotta e si precipitò su di me. Si vedeva
chiaramente la sua volontà si avvicinarsi, ma senza atterrare non poteva
librarsi come un colibri e quindi passava radente alla minima velocità che
l’aria relativa potesse permettergli di sostenersi. Continuavo a chiamarla ed
essa rispondeva. Immaginavo di parlare con chi mi potesse comprendere, mentre
nella mia mente le sue grida avevano un ben preciso significato. Era un
colloquio che si sviluppava tra due esseri pensanti, forse l’uno voleva solo
capire di cosa si trattasse, mentre l’altro, fornito di una mente aperta ai sogni ed alle fiabe, forse ne stava
creando una, la più bella della sua vita. I giorni passavano e quando salivo
richiamavo la mia poiana che se era in zona, prontamente accorreva. Poi un
giorno di fine estate successe un miracolo.
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ilfuocoimperfetto.it |
La poiana si poggiò a terra vicino a me.
Io era sdraiato e lei a pochi passi da me era appollaiata su una piccola
roccia, ci scrutavamo con fiducia. Io facevo piccoli movimenti ma ero timoroso
che potessero venire interpretati come ostili e che fuggisse….ma non successe.
All’inizio dell’inverno ormai eravamo diventati sicuramente due amici, io
andavo a correre e lei mi richiamava da lontano, ormai non serviva neppure che
fossi io a richiamarla.
Atterrava e io le parlavo come se lei capisse ciò che
dicevo, lei annuiva come se avesse capito, emetteva cigolli, cinquettii, rumori
della più svariata natura che per me avevano un
preciso significato.
Per due anni
ci facemmo buona compagnia, poi scomparve. Chissà dove era andata a finire. Io
avevo perso la mia compagnia a M calvo ed iniziai di nuovo a correre in altri
luoghi, sempre diversi, ma tutti altrettanto conosciuti nelle mie scorribande
di quasi mezzo secolo. Alla
primavera successiva ricomparve.
La chiamai, ma non ottenni risposta, eppure era lei. La delusione si affacciò
nel mio animo, sicuro di aver perso la mia favola, gelosamente custodita per
paura che svanisse come all’alba si dissolvono i sogni notturni. Poi vidi volteggiare un’altra sagoma,
elegante, fluente. Aveva una compagna. MI rassegnai e tornai con un piccolo
magone alla gola. Ero stato abbandonato, la natura aveva portato la poiana
lontano da me, l’istinto aveva preso il sopravvento sull’amicizia…..era
giusto…ma mi dispiaceva. Ero sicuro che non l’avrei più rivista, ma le cose
dovevano andare ancora una volta diversamente.
Come un amante tradito dalla propria compagna, iniziai ad osservare la
mia poiana quasi per sorprenderla “ in flagrante” nella loro segreta
alcova. Avevano costruito il nido in un alto albero di seconda fila appena
dietro lo stazzo delle pecore che si trova nei pressi di fonte Crovella. Li
vedevo alzarsi in volo dal loro nido d’amore e mi rassegnai. Passò l’inverno,
io continuavo ad allenarmi ed ogni tanto tornavo a correre nel mio amato Monte
Calvo. Raramente la poiana si curava di
me, ormai mi aveva abbandonato, aveva la giusta compagna.
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assarca.com |
Qualche volta li vedevo volteggiare alti nel cielo e provavo una sorta di invidia
che nulla aveva di umano. Io ero imprigionato a terra, nelle mie montagne, nei
miei deserti, sempre da solo… Loro erano padroni della terza dimensione, io ero
una sorta di monetina che si agitava su
un foglio di carta bianca, senza alcuno spessore…e per di più lo facevo da
solo….io non ero in grado di percepire la presenza di una sfera fintanto che
una parte di essa non avesse toccato il foglio di carta in cui forzatamente
vivevo. Poi, quando la sfera avesse attraversato il mio mondo, avrei percepito
solo un cerchio che si allargava e poi di nuovo si stringeva fino a quando la
sfera di nuovo si fosse librata in aria, lontano da me, sconosciuta….loro
vivevano tra le sfere, volavano tra le stelle, felici.
Un giorno vidi la mia poiana da sola, volava
come al solito verso la cima delle “Iubbere” dove poteva trovare facilmente
delle prede e dove le termiche al pomeriggio la tenevano facilmente in
aria. La chiamai, ma i miei richiami non
sortirono alcun effetto. Evidentemente era troppo impegnata nella caccia.
Pensai che la sua compagna fosse andata via, oppure che fosse stata uccisa,
magari per essere impagliata. Ma anche senza la sua compagna, non si curava più
di me, ormai mi aveva dimenticato. Ebbi quindi un lampo di genio, non per nulla
noi umani abbiamo un’intelligenza superiore. Quando una gallina fu immolata per
imbandire la nostra tavola, trafugai le ali, le legai tra di loro per imitare
un uccello, presi un filo e partii per
m.Calvo.
Mi fermai sulla nostra ormai
famosa cresta ed attesi, chiami, urlai. Dopo un tempo che a me sembrò
lunghissimo, la poiana comparve. Chiamava, forse chiamava me ed io risposi.
Alzai il braccio al cielo e ruotai il filo a cui erano appese le ali. Doveva
sembrare un uccello appetitoso….almeno questo speravo. Venne giù in picchiata e
volò velocissima radente la mia testa, sfiorando le ali della gallina. Mentre
io continuavo il moto del falso uccello essa fece altri tentativi, ma io
all’ultimo momento lo facevo atterrare , sottraendolo alla sua aggressione.
Infine presi le ali in mano e le alzai in cielo. La poiana passò un’ultima
volta e con una zampa le afferrò saldamente. Credevo che sarebbe andata via,
invece dopo un lungo giro venne di nuovo verso di me e si fermò a pochi passi.
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naturamediterraneo.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=192729 |
Non mangiava il misero pezzo di carne, ma lo teneva stretto a se. Ci fermammo
seduti vicini, le parlai, forse anche lei mi parlò, poi si levò in volo e si
perse nel bosco. Io andai in vacanza, traversai deserti, salii montagne e
quando tornai, per qualche tempo non mi recai più a monte Calvo. Un giorno
salivo ancora, quando, controllando il cielo con la speranza di vedere il mio
amico uccello, vidi quattro sagome che volavano lontane. Feci il mio richiamo,
senza risultato. Mi sdraiai sull’erba e capii… La mia inconfondibile poiana
volava davanti, dietro c’erano due minuscoli uccelli e per ultimo chiudeva la
fila la femmina. Erano i due pulcini.
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digilander.libero.it/piggi95/il_parco_del_cilento.htm |
Erano nati da poco tempo. I due piccoli
tentavano di tenere dietro il suo maestro, ma il loro volo era maldestro.
Piccole folate di vento li facevano sbandare, gli facevano perdere quota
improvvisamente, con difficoltà riuscivano a mantenere la rotta. La madre, in
retroguardia, accorreva in loro aiuto quando entravano in una picchiata non
voluta. Ogni giorno andavo lassù e assistevo alla scuola di volo. Vedevo i
progressi incredibili che i pulcini facevano ogni giorno . Dopo una settimana
ormai avevano acquisito un controllo perfetto ed ormai seguivano il padre
imitandolo alla perfezione. Da lontano erano una formazione perfetta, sembrava
la pattuglia acrobatica, specialmente quando il maestro si cimentava in
cabrate, in picchiate, in volo librato.
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nickland.org |
Era uno spettacolo affascinante. Era ormai settembre inoltrato, un giorno vidi i due pulcini volare insieme alla mia
poiana e senza alcuna speranza feci il richiamo. Vidi l’uccello voltarsi in
aria, fece una cabrata, picchiò verso di me, poi fece un lungo giro. I due
pulcini ormai lo seguivano alla perfezione, in fila indiana. Scesero più in basso di me, poi in volo
planato salirono nel punto in cui io mi trovavo. Salivano lentamente, il vento
di discesa li sosteneva. La poiana mi sfiorò la testa, quasi riuscirono a
fermarsi davanti a me. I due figli la imitarono, ma ora volavano affiancati. La
poiana mi presentava la sua prole, voleva che io conoscessi i suoi figli.
Salirono in alto, presero il vento e tornarono indietro passando e ripassando
lentamente su di me.
Un’ultimo
passaggio, salirono a “Nselle” e svalicarono al di la , verso Vigliano.
Non vidi più la mia poiana. Tornai
inutilmente nella speranza di incontrarla di nuovo, ma era andata via, chissà
dov’era, insieme alla sua compagna. I due figli invece volavano lassù, poi un
giorno ne mancò uno. Sicuramente aveva scelto un suo nuovo territorio di
caccia. Oggi ancora vado a monte Calvo,
con la mia bici. Il pulcino è diventata una magnifica poiana, vola nel vento di
monte Calvo.
E’ ancora lassù, io la riconosco perfettamente, ma è sorda al mio
richiamo, mi ignora così come deve essere, il miracolo non può ripetersi, la
favola può essere vissuta una sola volta. Io frequento spesso altri monti e
vedo poiane volare, ma della mia poiana non ho più veduto alcuna traccia. Ogni
volta che vedo qualcosa volare tra le vette e sui boschi urlo al vento il mio
richiamo. Spero che da lontano possa udire la mia voce e che voli ancora,
un’ultima volta su di me……. Ci sono molte esperienze della mia vita, che
sembrano favole, qualche volta ho dei dubbi che siano successe veramente, poi
mi concentro e ricordo particolari che solo un’ esperienza reale può fissare
nella memoria. Che siano successe o meno, mi dico, poco importa, la realtà non
è mai quella che è, ma quella che noi crediamo che sia, quella che il nostro
cuore ci trasmette. Ma la mia poiana è reale, chissà ora dove vola… io volo
ancora insieme a lei….
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naturamediterraneo.com |
PS: Le
foto delle poiane sono state riprese dalla rete, riportandone la fonte, mentre quelle dei paesaggi, anche se non sono spettacolari,
sono relative al preciso posto dove si è svolto il racconto. Mi riprometto di
fotografare il figlio della poiana e di sostituire le foto.