C’era
una volta…tanti, tanti, tanti anni fa…( 1968 o prima ? )…..
Io facevo parte della società Libertas di
atletica leggera e gareggiavo nella specialità di salto in alto. Solo da
qualche anno mi ero dedicato all’atletica
e spesso facevamo delle gare tra società e più raramente partecipavamo a incontri
interregionali, che per noi, giovani neofiti, avevano una grande importanza. Un
giorno ci fu un triangolare di atletica tra Abruzzo, Marche e Puglia.
IN UNA GARA DI SALTO IN ALTO... STILE VENTRALE. (1970) |
Se mi ricordo bene, ma non potrei giuralo, gareggiammo
nello stadio di Pescara. L’incontro
procedeva bene per noi e quando si arrivò alla gara dei 100 m. la nostra
felicità non potè più essere contenuta. Il nostro centometrista, sulla carta,
era assolutamente il più forte. Conoscevamo bene il campione marchigano e
sapevamo bene che non poteva assolutamente competere con il nostro
rappresentante e la Puglia non aveva un bravo velocista. Il nostro atleta,
inoltre, aveva un fisico che solo molti anni dopo divenne lo stereotipo caratteristico
del velocista. Muscoli enormi, ( l’invidia da parte mia che avevo, ed ho
ancora, gambe esilissime), torace possente, bicipiti da culturista. Eravamo
categoria allievi, ma lui aveva già un fisico straordinario, come oggi può
essere un velocista nero, e poi era veloce…tanto veloce….un vero fulmina. Non
avrebbe avuto avversari e noi già pregustavamo la vittoria. Quando gli atleti
furono dietro i blocchi per prepararsi alla partenza, la nostra aspettativa di
vittoria divenne certezza. A fianco a lui c’era l’atleta delle Marche e, alla
corsia laterale, uno scricciolo sconosciuto, ipotonico, gambe scheletriche,
torace incavato, cifosi evidente, ginocchia sporgenti e ossute come le vacche
indiane, deambulazione claudicante.
4X100......ANNO 1969 |
C’erano altri partecipanti che noi sapevamo
bene essere li solo per riempire le corsie, quindi assolutamente fuori da ogni
competizione. Quasi quasi pensammo che
fosse stato messo li per scherzare, per irridere gli avversari, che non sarebbe
mai partito. Tra di me mi consolai pensando che ci fosse qualcuno, nello
stadio, con le gambe meno muscolose delle mie. A quel tempo i saltatori in alto
avevano uno stile che si chiamava “ventrale”
e questa tecnica presupponeva una certa dose di muscolatura agli arti inferiori.
Confrontarmi con avversari
supermuscolosi mi metteva sempre una certa apprensione. Alla partenza quasi
inciampò sulle sue gambe ( chiamiamole così per decenza). A 50 metri il nostro
velocista aveva ormai un vantaggio incolmabile e noi ci rilassammo. Ma a quel punto il piccoletto…”biafrano” cominciò
a far rotolare le gambe. Sembrava avere
un motore accessorio. Il nostro campione sembrava correre in un sogno, come se
la scena fosse stata proiettata al rallentatore, mentre il “moscerino” volò
letteralmente verso il traguardo, lasciando di stucco tutto lo stadio che non
si attendeva certo un finale così. Rimanemmo
stupiti come un atleta con quel fisico inesistente avesse potuto battere il
nostro “mostro”, un Davide che atterrava un Golia invincibile. Alla premiazione
udii il nome : PRIMO….. PIETRO MENNEA….e chi era costui?.....
PS: Due anni dopo sapevamo benissimo chi fosse….ed io non ebbi più timore di saltare mostrando le mie gambe filiformi.
PS: Due anni dopo sapevamo benissimo chi fosse….ed io non ebbi più timore di saltare mostrando le mie gambe filiformi.
Ci hai mai pensato che ...una volta correvi incontro al vento...poi lo sei andato a cercare fin dentro alla sua casa...e adesso ogni volta che parliamo ho quasi la sensazione che oramai siete talmente amici che spesso è lui che viene a trovarti...??Tale è l'esperienza che hai accumulato!!!I tuoi racconti mi danno questa impressione.Sei pane per i pazzi visionari come me!!!Felice serata Pà...Carlo.
RispondiEliminaCiao Carlo,a volte mi chiedo se gli altri vedono i mondo come lo vedo io. Ho avuto problemi di convivenza nelle varie associazioni in cui ho fatto parte per la profonda differenza di mentalità nell'approccio alla natura. Credevo di appartenere ad una ristretta cerchia di persone. Poi ho inziato a scrivere i miei viaggi sul blog e pian pian mi sono ricreduto. Come dici tu...io correvo incontro al vento forse perchè rappresenta un avversario impalpabile ed invisibile, eppure invincibile. Nulla nell'universo esiste qualcosa di più duro da affrontare pur nella sua inconsistenza. Il vento ti segue, canta la nenia di notte zufolando tra le rocce delle montagne del deserto, crea statue incredibili con la neve, la sabbia, distrugge e plasma le rocce...è un compagno fedele nel deserto e sulle cime delle montagne più alte...non si può fare a meno del vento...plasma il mondo...e la tua mente. Ciao
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