"In mezzo mar siede un paese guasto",
diss'elli allora, "che s'appella Creta,
sotto 'l cui rege fu già 'l mondo casto.
diss'elli allora, "che s'appella Creta,
sotto 'l cui rege fu già 'l mondo casto.
Una montagna v'è che già fu lieta
d'acqua e di fronde, che si chiamò Ida;
or è diserta come cosa vieta.
CRETA che si erge come una nave gigantesca….
Venere, e fea quelle isole feconde
Col suo primo sorriso”.
Creta… tutto sembra nascere a Creta, i miti, gli Dei, gli uomini, le loro leggi. Il re degli dei, Zeus, nasce a Creta e già questo è un buon motivo per partire.....
Il dio nasce su un monte deserto, lontano dagli uomini, altissimo sul mare, da cui lo sguardo spazia dalle cicladi, all’Africa, alla Grecia, alla Turchia. Dalle sue valli scendono torrenti che ..
poi sen van giù per questa stretta doccia,
infin, là ove più non si dismonta,
fanno Cocito;”
I fiumi infernali nascono dal monte Ida, poi c’è il Minotauro, l’uomo-toro che ancora si aggira nel labirinto. Come potevo solo pensare di non andare a vedere questa fucina del mondo, salire sul monte di Zeus e andare alla ricerca del Minotauro?
Ogni volta che parto non reputo di dovermi informare sul percorso, sull’itinerario, sui sentieri, sulla vie d’accesso, di sosta ,di fuga, dove dormire o dove rifornirmi d’acqua. Non mi interessa minimamente raggiungere le cime, conquistare un cumulo più o meno enorme di massi e di pietre. Il mio tempo lo dedico a studiare il contesto culturale e mitologico dei luoghi che attraverso e che salgo. Questa cosa non mi ha mai deluso. Allora diventa insignificante portare a termine la “salita”. Ci si rende conto che quei luoghi sono i soli in cui quelle leggende, quei miti, quei pensieri potevano svilupparsi ed attecchire.
M. Ida in una immagine invernale di repertorio (rentaility.com) |
Comunque il monte Ida è pur sempre una montagna alta 2500 m ed è una montagna enorme perché la sua base è a livello del mare e la sua cima si raggiunge dopo un percorso in un dedalo (dedalo?) di valli e doline da cui in caso di nebbia è difficile uscire.
Il labirintico accesso alla ripida zona sommitale del monte Ida |
E’ una montagna che ha tre nomi : uno mitico, antichissimo, pagano,monte Ida, uno geografico, Psiloritis (il più alto), uno per i cristiani, Timios Stravos (la Santa Croce). Solo questo so….ma andiamo con ordine…….
Prima di salire sul monte è il caso di andare a vedere dove viveva il Minotauro : il palazzo di Crosso.
Minosse, re di Creta, pregò Poseidone di inviargli un toro, come simbolo dell'apprezzamento degli dei verso di lui in qualità di sovrano, promettendo di sacrificarlo in onore del dio. Poseidone acconsentì e gli mandò un bellissimo e possente toro bianco di un valore inestimabile. Ma, vista la bellezza dell'animale, Minosse decise di tenerlo per le sue mandrie. Poseidone allora, per punirlo, fece innamorare perdutamente Pasifae, moglie di Minosse, del toro stesso. Nonostante quello fosse un animale e lei una donna, ella desiderava ardentemente accoppiarsi con esso e voleva a tutti i costi soddisfare il proprio desiderio carnale.
Pasifae si nasconde nella pelle di una giovenca per accoppiarsi con il Toto ( casa Vettii- Pompei) |
Vi riuscì nascondendosi dentro una giovenca finta, costruita per lei dall'artista di corte Dedalo. Dall'unione mostruosa nacque il Minotauro, "minos" (re) + "tauro". Il Minotauro aveva il corpo umanoide e bipede, ma aveva zoccoli, pelliccia bovina, coda e testa di toro.
Minosse fece rinchiudere il Minotauro nel labirinto costruito da Dedalo. La città di Atene, sottomessa allora a Creta, doveva inviare ogni tre (o secondo altre fonti: ogni nove anni) sette fanciulli e sette fanciulle da offrire in pasto al Minotauro, che si cibava di carne umana.
Allora Teseo, eroe figlio del re ateniese Ègeo, si offrì di far parte dei giovani per sconfiggere il Minotauro. Arianna, figlia di Minosse e Pasifae, si innamorò di lui. All'entrata del labirinto Arianna diede a Tèseo il celebre "filo d'Arianna", un gomitolo di filo rosso, (realizzato da Dèdalo) che gli avrebbe permesso di non perdersi una volta entrato. Quando Teseo giunse dinanzi al Minotauro, attese che si addormentasse e poi lo pugnalò (secondo altri, lo affrontò e lo uccise con la spada).
Allora Teseo, eroe figlio del re ateniese Ègeo, si offrì di far parte dei giovani per sconfiggere il Minotauro. Arianna, figlia di Minosse e Pasifae, si innamorò di lui. All'entrata del labirinto Arianna diede a Tèseo il celebre "filo d'Arianna", un gomitolo di filo rosso, (realizzato da Dèdalo) che gli avrebbe permesso di non perdersi una volta entrato. Quando Teseo giunse dinanzi al Minotauro, attese che si addormentasse e poi lo pugnalò (secondo altri, lo affrontò e lo uccise con la spada).
Uscito dal labirinto Tèseo salpò con Arianna alla volta di Atene, montando vele bianche in segno di vittoria. Ma poi abbandonò la fanciulla dormiente nella isola deserta di Nasso ( da cui: piantare in asso). Il motivo di tale atto è controverso. Si dice che l’eroe si fosse invaghito di un’altra o che si sentisse in imbarazzo a ritornare in patria con la figlia del nemico, oppure che venne intimorito da Dionisos in sogno, che gli intimò di lasciarla là, per poi raggiungerla ancora dormiente e farla sua sposa.
Arianna, rimasta sola, iniziò a piangere fino a quando apparve al suo cospetto il dio Dioniso che per confortarla le donò una meravigliosa corona d'oro, opera di Efesto, che venne poi, alla sua morte, mutata dal dio in una costellazione splendente: la costellazione della Corona. Poseidone, adirato contro Tèseo, inviò una tempesta, che squarciò le vele bianche della nave, costringendo l'eroe ateniese a sostituirle con quelle nere.
Infatti a Teseo, prima di partire, fu raccomandato da suo padre Ègeo di portare due gruppi di vele, e di montare al ritorno le vele bianche in caso di vittoria, mentre, in caso di sconfitta, di issare quelle nere. Ègeo, vedendo all'orizzonte le vele nere, si gettò disperato nel mare, il quale poi dal suo nome fu chiamato mare di Ègeo, cioè Mar Egèo.
Arianna, rimasta sola, iniziò a piangere fino a quando apparve al suo cospetto il dio Dioniso che per confortarla le donò una meravigliosa corona d'oro, opera di Efesto, che venne poi, alla sua morte, mutata dal dio in una costellazione splendente: la costellazione della Corona. Poseidone, adirato contro Tèseo, inviò una tempesta, che squarciò le vele bianche della nave, costringendo l'eroe ateniese a sostituirle con quelle nere.
Infatti a Teseo, prima di partire, fu raccomandato da suo padre Ègeo di portare due gruppi di vele, e di montare al ritorno le vele bianche in caso di vittoria, mentre, in caso di sconfitta, di issare quelle nere. Ègeo, vedendo all'orizzonte le vele nere, si gettò disperato nel mare, il quale poi dal suo nome fu chiamato mare di Ègeo, cioè Mar Egèo.
Questa è il mito del Minotauro, ma in realtà il famoso labirinto non era altro che il palazzo stesso. Livris è l’ascia bipenne simbolo del potere, inthos è il palazzo. Solo che il palazzo aveva 1300 stanze e agli occhi dei sudditi doveva rappresentare un vero e proprio labirinto. Poteva il Minotauro aggirarsi indisturbato nel Palazzo?
Qualcosa non quadra….poi ho letto un libro interessante. Secondo Strabone, Minosse ogni 9 anni si recava a monte Ida perché lassù Zeus gli dettava nuove leggi. Quando si recava a monte Ida, Minosse indossava sul capo una testa di toro, perché il toro era il simbolo del potere, di Zeus. Le leggi di Minosse furono famose nel mondo antico.
Non sarà stato che una fiera aiutava a catturare e ad uccidere ogni passante oppure chiunque fosse politicamente nemico?
Non sarà mai che il labirinto del Minotauro sia stato questo dedalo di valli del monte Ida?
Qualcosa non quadra….poi ho letto un libro interessante. Secondo Strabone, Minosse ogni 9 anni si recava a monte Ida perché lassù Zeus gli dettava nuove leggi. Quando si recava a monte Ida, Minosse indossava sul capo una testa di toro, perché il toro era il simbolo del potere, di Zeus. Le leggi di Minosse furono famose nel mondo antico.
Minosse Giudice
"Stavvi Minòs orribilmnte e ringhia:
essamina le colpe ne l'intrata;
giudica e manda secondo ch'avvinghia." Inferno, canto V
Tutte le valli erano interdette e per arrivare al tempio di Zeus si doveva passare in un labirinto di creste ed incassi da cui, ricordate, nascono i fiumi infernali. Chiunque fosse stato trovato in quei luoghi, probabilmente veniva imprigionato o peggio ucciso, magari smembrandolo come farebbe una fiera per impaurire la popolazione.giudica e manda secondo ch'avvinghia." Inferno, canto V
Non sarà stato che una fiera aiutava a catturare e ad uccidere ogni passante oppure chiunque fosse politicamente nemico?
Non sarà mai che il labirinto del Minotauro sia stato questo dedalo di valli del monte Ida?
Parto a notte inoltrata. Devo fare un tragitto lunghissimo di cui non so nulla. Dopo poco mezzanotte mi reco all’ufficio di un rent a car.
Mi hanno lasciato la chiave sotto lo zerbino. Non ho la mia bici e ho avuto difficoltà a reperirne una adeguata. Parto con una chevrolet (!!) per fare pochi km che però mi avrebbero portato via almeno due o tre ore ed arrivo alla base del monte. E’ notte, neppure la luna illumina il mio cammino, ma il pendio è facile e ci sono solo pochi arbusti. Dopo un’ora di cammino mi ritrovo improvvisamente nel bel mezzo di un gregge di pecore e capre.
Nessun segno dello loro presenza mi aveva avvertito, nessun belato, nessun cane ha abbaiato. Ad est forse si intravvede un po di chiarore, ho superato già 800 m di dislivello e sono a 1000 m di quota. Man mano che salgo le stelle perdono il loro splendore, spero solo che sia riuscito a seguire una cresta intravvista dalla spiaggia. Il cielo comincia ad arrossare quando mi trovo a 1300 m di quota e i profili dei monti assumono sfumata identità.
Quando la luce permette un minimo di orientamento…..sono totalmente disorientato. In realtà è un modo improprio di descrivere la situazione. Si può essere disorientati se precedentemente si aveva un orientamento…io non so ne dove sono, ne dove devo andare. Mi fermo un momento per decidere, per riflettere sulla situazione, ma la mia mente si distrae dalla ricerca dell’itinenario , la luce magica e le valli che si perdono nel buio e le vette che si illuminano come torce mi riportano ai tempi antichi quando….
Mi hanno lasciato la chiave sotto lo zerbino. Non ho la mia bici e ho avuto difficoltà a reperirne una adeguata. Parto con una chevrolet (!!) per fare pochi km che però mi avrebbero portato via almeno due o tre ore ed arrivo alla base del monte. E’ notte, neppure la luna illumina il mio cammino, ma il pendio è facile e ci sono solo pochi arbusti. Dopo un’ora di cammino mi ritrovo improvvisamente nel bel mezzo di un gregge di pecore e capre.
Nessun segno dello loro presenza mi aveva avvertito, nessun belato, nessun cane ha abbaiato. Ad est forse si intravvede un po di chiarore, ho superato già 800 m di dislivello e sono a 1000 m di quota. Man mano che salgo le stelle perdono il loro splendore, spero solo che sia riuscito a seguire una cresta intravvista dalla spiaggia. Il cielo comincia ad arrossare quando mi trovo a 1300 m di quota e i profili dei monti assumono sfumata identità.
Quando la luce permette un minimo di orientamento…..sono totalmente disorientato. In realtà è un modo improprio di descrivere la situazione. Si può essere disorientati se precedentemente si aveva un orientamento…io non so ne dove sono, ne dove devo andare. Mi fermo un momento per decidere, per riflettere sulla situazione, ma la mia mente si distrae dalla ricerca dell’itinenario , la luce magica e le valli che si perdono nel buio e le vette che si illuminano come torce mi riportano ai tempi antichi quando….
..all’inzio fu il Caos che generò Gea, Eros (amorea), il Tartaro e Erebo (la Notte). Gea emanò Urano che fu suo sposo con cui generò i Ciclopi, i Titani e vari altri Mostri. Ma Urano timoroso di essere spodestato dai suoi mostruosi figli, li fece sprofondare al centro della terra. Si oppose Crono che con uno stratagemma evirò il padre. Dal sangue nacquero molte figure mitologiche.
Crono regnò sul creato e fu l’età dell’oro, ma turbata da un triste vaticinio. Gli fu infatti predetto che il suo regno avrebbe avuto fine per mano di uno dei suoi figli.
Terrorizzato, per tentare di ingannare il destino, iniziò a divorare i suoi figli non appena nascevano, tenendoli così prigionieri nelle sue viscere. Rea, disperata, subito dopo la nascita del suo ultimogenito Zeus, si recò da Crono e anziché presentargli il figlio, gli consegnò un masso avvolto nelle fasce che Crono ingoiò senza sospettare nulla.
Nel frattempo il piccolo Zeus era stato portato in una caverna del monte Ida nell'isola di Creta e affidato alle cure delle ninfe Melissa (o Ida) e Adrastea e fu allattato dalla capra Amaltea . Anche l'ape Panacride nutriva Zeus dandogli il miele ed un'aquila gli portava ogni giorno il nettare dell'immortalità.
I suoi pianti erano coperti dai Cureti che battevano il ferro per impedire ad alcuno di sentire i suoi vagiti. Zeus quando fu grande a sufficienza, salì in cielo e con l'inganno fece bere a Crono una speciale bevande preparata da Metis che gli fece vomitare i figli che aveva divorato e dopo ciò dichiarò guerra al padre spodestandolo, dopo una lunga guerra e divenendo Re degli Dei. …….
Ma ora devo andare, tento di immaginare il tragitto che avrebbero potuto seguire le capre per recarsi ai pascoli alti, tento di immaginare Amaltea che nasconde sotto le sue mammelle Zeus lattante che corre tra le valli del Monte….vado seguendo un istinto animalesco, non un ragionamento razionale umano.
Crono regnò sul creato e fu l’età dell’oro, ma turbata da un triste vaticinio. Gli fu infatti predetto che il suo regno avrebbe avuto fine per mano di uno dei suoi figli.
Crono divora i suoi figli ( Goya) |
Terrorizzato, per tentare di ingannare il destino, iniziò a divorare i suoi figli non appena nascevano, tenendoli così prigionieri nelle sue viscere. Rea, disperata, subito dopo la nascita del suo ultimogenito Zeus, si recò da Crono e anziché presentargli il figlio, gli consegnò un masso avvolto nelle fasce che Crono ingoiò senza sospettare nulla.
Rea consegna a Croso una pietra a posto di Zeus |
Nel frattempo il piccolo Zeus era stato portato in una caverna del monte Ida nell'isola di Creta e affidato alle cure delle ninfe Melissa (o Ida) e Adrastea e fu allattato dalla capra Amaltea . Anche l'ape Panacride nutriva Zeus dandogli il miele ed un'aquila gli portava ogni giorno il nettare dell'immortalità.
L'infanzia di Zeus (NIcolas Poussin, 1636 circa, Londra, Dulwich Picture Gallery) |
Poi dagli avolto un fil, che ’l porti seco,
E che l’attacchi al legno de la porta,
E che mentre và dentro al carcer cieco
Lo svolga per la via fallace, e torta:
E che fatto à quel bue l’ultimo incarco,
S’avolge il fil, sarà renduto al varco. (Ovidio, metamorfosi)
E che l’attacchi al legno de la porta,
E che mentre và dentro al carcer cieco
Lo svolga per la via fallace, e torta:
E che fatto à quel bue l’ultimo incarco,
S’avolge il fil, sarà renduto al varco. (Ovidio, metamorfosi)
La mia strumentazione tecnologica è limitata ad un semplice orologio per controllare l’ora ed è fornito anche di altimetro. Sono a 1450 m. di quota. La penombra rende il LABIRINTO ancora più cupo e non mi stupirei di sentire gli zoccoli del Minotauro che mi seguono ed attendono il momento per immolare la sua vittima. Mi scopro a voltarmi indietro, ho una sensazione reale di essere seguito, ma poi sorrido a me stesso….saranno caprette….
Ora cammino in un pendio con enormi massi malfermi, tenuti insieme da radi cespugli secchi, molto ripido e sinceramente pericoloso. Il terreno su cui mi muovo sembra poco illuminato. In realtà il cielo si sta schiarendo sempre più e quindi la pupilla umana si restringe, riducendo anche la capacità di vedere nel buio, ma io cammino ancora nella penombra che quindi mi appare ancora più scura. Quando finalmente il sole illumina il cielo, sto salendo in una valle incassata ed il mio unico conforto di star seguendo un giusto itinerario è stata la presenza di un ometto di sassi.
La valle sale velocemente e ben presto mi porta in quota, a 1800 m. Non ho visuale, non so se il tragitto sia quello giusto per accedere alla cima. Salgo un gradino malagevole con massi scivolosi ed esco in un valico. Alla mia dx segue una cresta che si stempera in alcune cime che stimo essere circa di 2200-2300 m e oltre cui non ho visuale.
Ad ogni bivio mi volto per fissare il tragitto di ritorno, ma qui salgo su un percorso obbligato. Di fronte a me si innalza un’altra catena, altissima. Si intravvede ad di la di un valico che deve raggiungere con una traccia di sentiero.
ma appena arrivato mi accorgo che la catena che forse dovrò salire è una moltitudine di cime, con canali e valli senza alcun sentiero e con brecciai e sassi instabili. In ogni caso non ho la più pallida idea di quale sia l'itinerario migliore da seguire. Ancora una volta è inutile tentare di razionalizzare un tragitto....meglio continuare a seguire l'istinto.
Arrivato al valico mi volto. Il panorama si allorga alla pianura e mi accorgo che una traccia di sentiero arriva sulla sella e proviene "all'incirca" dalla mia stessa direzione. Dovrò tenerne conto al ritorno.
Inoltre per poter accedere a tale catena sono costretto a scendere in una valle per circa 150 m.di dislivello. Mi affaccio al valico, un pugno mi abbatte. Il vento, come avesse un’anima, mi sbatte sulla guancia come un pugile fa con il suo avversario. Le orecchie amplificano l’aria che urta i sassi, zufola tra le gole e il rumore mi assorda.
Ora cammino in un pendio con enormi massi malfermi, tenuti insieme da radi cespugli secchi, molto ripido e sinceramente pericoloso. Il terreno su cui mi muovo sembra poco illuminato. In realtà il cielo si sta schiarendo sempre più e quindi la pupilla umana si restringe, riducendo anche la capacità di vedere nel buio, ma io cammino ancora nella penombra che quindi mi appare ancora più scura. Quando finalmente il sole illumina il cielo, sto salendo in una valle incassata ed il mio unico conforto di star seguendo un giusto itinerario è stata la presenza di un ometto di sassi.
La valle sale velocemente e ben presto mi porta in quota, a 1800 m. Non ho visuale, non so se il tragitto sia quello giusto per accedere alla cima. Salgo un gradino malagevole con massi scivolosi ed esco in un valico. Alla mia dx segue una cresta che si stempera in alcune cime che stimo essere circa di 2200-2300 m e oltre cui non ho visuale.
Ad ogni bivio mi volto per fissare il tragitto di ritorno, ma qui salgo su un percorso obbligato. Di fronte a me si innalza un’altra catena, altissima. Si intravvede ad di la di un valico che deve raggiungere con una traccia di sentiero.
ma appena arrivato mi accorgo che la catena che forse dovrò salire è una moltitudine di cime, con canali e valli senza alcun sentiero e con brecciai e sassi instabili. In ogni caso non ho la più pallida idea di quale sia l'itinerario migliore da seguire. Ancora una volta è inutile tentare di razionalizzare un tragitto....meglio continuare a seguire l'istinto.
Arrivato al valico mi volto. Il panorama si allorga alla pianura e mi accorgo che una traccia di sentiero arriva sulla sella e proviene "all'incirca" dalla mia stessa direzione. Dovrò tenerne conto al ritorno.
Inoltre per poter accedere a tale catena sono costretto a scendere in una valle per circa 150 m.di dislivello. Mi affaccio al valico, un pugno mi abbatte. Il vento, come avesse un’anima, mi sbatte sulla guancia come un pugile fa con il suo avversario. Le orecchie amplificano l’aria che urta i sassi, zufola tra le gole e il rumore mi assorda.
“Risuona di tinniti l’impervio monte dell’Ida
Perché il bambino possa liberamente vagire.
Chi percuote gli scudi coi bastoni, chi gli elmi vuoti:
compito dei Cureti l’uno , e l’altro dei Coribanti. ( Fasti IV, OVIDIO)
I Cureti si danno da fare per non farmi udire i vagiti di Zeus, non vogliono correre rischi che io possa tradire la sua presenza quando incontrerò Crono che vaga sulla montagna alla ricerca dell’odiato figlio.
I Cureti danzano e battono le spade sugli scudi per proteggere Zeus |
Quando mi trovo nella valle mi rendo conto di essere in un inestricabile labirinto che solo grazie alla presenza del monte che mi sovrasta mi permette di non perdere l’itinerario.
L'inestricabile groviglio di valli, doline e colline nella zona di accesso alla vetta vista da googleeath |
Il vento inoltre prosciuga la mia pelle che come è mia abitudine non ha alcuna protezione da parte di qualsivoglia indumento. Poco più avanti una capra mi si para davanti, una sola capra. Invece di fuggire attende che io arrivi, poi si incammina in una delle valli che si stemperano nel piccolo pianoro e attende che io la segua. Non ho nulla da perdere, tanto una valle vale l’altra.
Seguo Amaltea, ora sono sicuro che quella capra è la ninfa che alleva Zeus. Questa sterile e arida montagna è il mondo in cui tutto è possibile, in cui la razionalità degli uomini deve combattere con la realtà mitologica della nascita del mondo, dove puoi seguire una capra che ti indica la strada verso la vetta e dove il vento nasconde ben altri rumori.
Comunque salgo in una facile valle dove lo sguardo è racchiuso da pendii riarsi e sassosi.
Cespugli spinosi consigliano di non sbagliare il cammino. Pochi metri a dx o a sn, che sembrano completamente insignificanti, si rivelano invece uno sbaglio da correggere tornando indietro, pena tornare con le gambe completamente ferite dai minuscoli ma impietosi aghi. Non c’è sentiero, non so se il sentiero non esiste o se ho sbagliato strada. In questo caso posso prendermela con Ameltea che invece segue la valle con decisione.
Ora tracce di sentiero mi permettono di camminare con speditezza e quando avvisto un segnale bianco e rosso ho la conferma che sto seguendo il giusto itinerario. Una miriade di gobbe montuose mi confondono, mentre la valle prosegue in una direzione che sembra disegnata lungo un enorme semicerchio.
Ormai sono sicuro di essere sulla strada giusta perchè incontro un'altro ometto di pietre ed una freccia rossa che indica una direzione....La valle però continua a curvare a sinistra facendomi dubitare sulla giusta direzione. Il cielo si allarga, arrivo ad una sella tra una catena di monti a sinistra ed alla mia destra una cima un po più alta di me. Alzo gli occhi….la cima.
Eccola, lassù, su un pendio ripidissimo e breccioso che precipita alla mia destra fino alla base, quasi 2000 m più in basso. Ma miracolosamente compare un sentiero che taglia in diagonale il pendio instabile e sassoso, impercorribile senza tale traccia.
Ormai la meta è visibile, il vento accelera la sua forza, quasi volesse impedirmi di salire, ma il terreno è facile, bisogna solo camminare.
Alla mia sn una cima, dapprima più alta, ora ,man mano che salgo, diviene più bassa e quando sto salendo l’ultima rampa si inchina allo “Psiloritis” (il “più alto”).
Sulla cima c’è una costruzione, una chiesetta, una cappella ortodossa costruita totalmente con sassi accumulati a secco.
Una bandiera gialla batte violentemente al vento ed una campana a tempi prefissati suona il suo rintocco agitata da una violenta mano invisibile.
Non è stata una grande salita dal punto di vista alpinistico, ma sono emozionato come non lo sono stato sul Tacul del M.Bianco o sull’Aguille de Courtes. Ho solo camminato, ma ho camminato con gli dei, non con un cronometro in mano. Il vento della cima tira come una ventola gigantesca e mi costringe a ripararmi sottovento alla cappella. C’è un sedile di sassi e il mio sguardo va fino alla zona che ho percorsa questa mattina, il labirinto dove scorrazza il Minotauro.
Il suo cibo furono gli ateniesi che Minosse pretendeva che gli fossero immolati ogni 9 anni. E durante questo tempo cosa mangiava ? Probabilmente misera biada….Fu affrontato da Teseo, con un inganno, fu ucciso…ma nella sua mente considerò Teseo come un liberatore da quella ingiusta ed immorale condizione.
Ma allora perché nel labirinto del Monte mi sono voltato per vedere se il Minotauro mi stesse seguendo? Perché ho avuto timore del mostro? In fondo non siamo noi stessi il Minotauro ? Siamo imprigionati nel labirinto della vita da cui non sappiamo uscire, anche se tutta la vita cerchiamo un punto di fuga. Abbiamo innumerevoli cunicoli in cui ci aggiriamo e da cui però spesso non possiamo tornare indietro. Il labirinto è inoltre tappezzato di specchi che riflettono la nostra immagine illudendoci di non essere soli, ma nel labirinto siamo soli, imprigionati per l’eternità e la nostra unica speranza è un Teseo che ci liberi, ma anche egli non può uscire dal labirinto, ha necessità di un filo..
Ora la via del ritorno non mi fa più paura, ho trovato il Minotauro, la mia ricerca è finita. Son dovuto venire fin quaggiù per sapere che "IO" sono quel Minotauro che mi faceva tanto paura. Il Labirinto della montagna non è più complesso della nostra vita di tutti i giorni, come avevo solo pensato di potermi smarrire laggiù tra i monti? Mi alzo e finalmente posso allargare lo sguardo all’orizzonte.
Il paesaggio mi toglie il fiato. Per un istante Arianna mi ha concesso il suo filo…per ora sono uscito dal labirinto e sono nel cielo…tra gli dei…vicino a Zeus bambino, alle Ninfe.
Ora capisco perché fu scelta tale Montagna. Da quassù Zeus avrebbe potuto controllare il mondo, nulla del mondo allora conosciuto poteva sfuggire al suo sguardo.
Isole, mari, montagne, paesi arroccati alle pendici, valli incassate, fiumi infernali, dolci e piccole pianure, boschi di ulivi, nuvole che corrono tra le vette...
...candidi batuffoli eterei che salgono dagli orridi incassi dei monti..... leggende che si leggono tra le rocce...
...tra le sorgenti, tra le folgori dei temporali estivi, tra i ruscelli che precipitano in stretti pertugi, forre, incassi, salti, caverne….caverne? Urca !!
Nella foga della salita ho dimenticato di cercare la caverna dove è nato Zeus, l’Ideon Antron dove si trovava il tempio sacro di Zeus.
Ho una mezza idea di dove si trovi e quindi scendendo farò una deviazione fino al Nida Plateau e li cercherò la grotta, tanto per fare una giornata completa insieme agli dei….Non riesco a distogliere lo sguardo.
Mi aggiro sulla cima attorno alla cappella e mi soffermo maggiormente quando il panorama si apre sulla Cicladi, isole meravigliose che galleggiano su un mare azzurro fino all’inverosimile....
In quel mare e in quelle coste hanno navigato ed approdato gli eroi, i semidei, gli dei..ed io ora ammiro il quadro con gli stesso occhi di Zeus…poi passo oltre…
....le Montagne Bianche (Lefka Ori) si innalzano dalla calura come sorrette dal nulla, forse dalle braccia degli dei.
Alla parte opposta i monti Dikti, dove fu partorito Zeus e dove la Grande Madre degli Dei, durante il parto, presa dalle doglie, impresse le mani sulla Terra e dalle impronte delle dita nacquero i 10 Dattili che l’avrebbero assistita nel parto e da cui poi sarebbero stati generati una selva innumerevole di dei.
Guardo l’orologio…è ora di andare, non posso indugiare oltre. Mi preparo lentamente, ma non devo preparare nulla, impiego minuti a chiudere lo zaino, a cambiare la lunghezza dei bastoncini da sci, adattandoli alla discesa. Trovo una miriade di scuse per rimanere ancora qualche minuto lassù, senza nessuno, tra il respiro di Eolo ed il volo di Icaro. Vedo il sentiero di ritorno che mi attende...
Non voglio rientrare nel Labirinto, al buio, tra i cunicoli tetri e ammuffiti della nostra vita giornaliera, lontana dalle leggende, dal cielo, dalla luce. Non voglio tornare ad essere il Minotauro imprigionato nel suo oscuro Labirinto…..
Un elastico invisibile mi tiene ancorato lassù. La forza per vincere la sua resistenza aumenta man mano che mi allontano. Devo forzare a dismisura la mia volonta pena di essere riportato alla vetta trascinato dai gommosi legami. Mi attendono più di 2200 m. di dislivello in discesa e mi preoccupa un po la resistenza delle mia malandate ginocchia. Ormai sono partito......
Non ho il coraggio di voltarmi per ammirare l'ultima volta il belvedere di Zeus bambino....potrei essere trasformato in una statua di sale, come la moglie di Lot che si voltò ad ammirare Sodoma e Gomorra distrutte dalla collera divina.
Finalmente mi incammino nel sentiero in discesa e quando mi getto nel brecciaio ho la sensazione di spiccare il volo, sorretto da un posticcio paio di ali, un novello Icaro che invece di salire al Sole scende verso gli oscuri fiumi infernali in una planata infinita.
Ora ho scoperto gli ometti di pietra e penso che seguendoli dovrei arrivare alla caverna di Zeus, al sacro Ideon Antron che , insieme al dio bambino, ha visto nascere i miti, le leggende, la religione, le più nascoste necessità spirituali dell'uomo.....ora ho perso gli ometti di pietra e mi sono immerso di nuovo in un labirinto inestricabile di valli. Mi illudo di seguire tracce di sentiero, ma in reltà seguo solo l'infernale, invisibile, psicologico filo di Arianna che invece di portarmi fuori, mi ricaccerà inesorabilmente nell'oscuro, fetido Labirinto.
Scendo per valli, dossi, quasi seguendo un primordiale istinto verso il Nida Plateau, il piccolo altopiano dove si trova la sacra Grotta. Nel profondo dell'inconscio spero di sbagliare strada e di seguire una via che rallenti il mio ritorno. Il Minotauro non vuole tornare nel buio. Ma ecco una valle.
Si allarga...un'ultima discesa su uno sconnesso sentiero che pian piano diviene più evidente e sempre più curato. Un bivio a sn ed un cartello : Ideon Antron, l'Antro di Ida. Pochi minuti per arrivare ad un antro gigantesco, un'unica, enorme sala ormai deserta.
Neppure mi addentro, il Minotauro deve tornare, ancora lungo è il tragitto, il labirinto reclama la sua presenza...cosa sarebbe il Labirinto senza la presenza del Mostro incolpevole?
Ancora qualche ora ed ecco laggiù la porta infernale che attende...apro lo sportello, abbasso il finestrino per sentire ancora, durante il viaggio, il vento sacro di Ida e parto....sono di nuovo nel Labirinto. Le porte si sono chiuse dietro di me.
Finalmente mi incammino nel sentiero in discesa e quando mi getto nel brecciaio ho la sensazione di spiccare il volo, sorretto da un posticcio paio di ali, un novello Icaro che invece di salire al Sole scende verso gli oscuri fiumi infernali in una planata infinita.
Ora ho scoperto gli ometti di pietra e penso che seguendoli dovrei arrivare alla caverna di Zeus, al sacro Ideon Antron che , insieme al dio bambino, ha visto nascere i miti, le leggende, la religione, le più nascoste necessità spirituali dell'uomo.....ora ho perso gli ometti di pietra e mi sono immerso di nuovo in un labirinto inestricabile di valli. Mi illudo di seguire tracce di sentiero, ma in reltà seguo solo l'infernale, invisibile, psicologico filo di Arianna che invece di portarmi fuori, mi ricaccerà inesorabilmente nell'oscuro, fetido Labirinto.
Scendo per valli, dossi, quasi seguendo un primordiale istinto verso il Nida Plateau, il piccolo altopiano dove si trova la sacra Grotta. Nel profondo dell'inconscio spero di sbagliare strada e di seguire una via che rallenti il mio ritorno. Il Minotauro non vuole tornare nel buio. Ma ecco una valle.
Si allarga...un'ultima discesa su uno sconnesso sentiero che pian piano diviene più evidente e sempre più curato. Un bivio a sn ed un cartello : Ideon Antron, l'Antro di Ida. Pochi minuti per arrivare ad un antro gigantesco, un'unica, enorme sala ormai deserta.
Neppure mi addentro, il Minotauro deve tornare, ancora lungo è il tragitto, il labirinto reclama la sua presenza...cosa sarebbe il Labirinto senza la presenza del Mostro incolpevole?
Ancora qualche ora ed ecco laggiù la porta infernale che attende...apro lo sportello, abbasso il finestrino per sentire ancora, durante il viaggio, il vento sacro di Ida e parto....sono di nuovo nel Labirinto. Le porte si sono chiuse dietro di me.
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