lunedì 16 settembre 2013

IL CERVINO, L'EGITTO E LA GRANDE PIRAMIDE DI CHEOPE


"Il Tempo sfida tutte le cose, ma le piramidi riescono a sfidare il Tempo"

però a me piace pensare che…

"La farfalla continuerà a librarsi sui campi e la goccia di rugiada brillerà ancora
 
sull’erba quando le piramidi saranno ormai seppellite " ( K.Gibran)


In attesa dell'aereo per il Cairo, con il mio amico Roberto, compagno del Soccorso Alpino
 
Dato che questo blog è solo un diario dei  miei ricordi, senza grossi confini,  voglio raccontarvi un episodio che mi è tornato in mente sfogliando delle vecchie fotografie del mio viaggio sul Nilo. Già lo avevo descritto brevemente nel post della mia prima esperienza di deserto, ma ho ritrovato altre foto e quindi forse è meglio descriverlo più dettagliatamente....
 
E’ un episodio molto leggero ed ironico e ci sta bene dopo il racconto molto triste del terremoto. E’ stata una bellissima vacanza, sicuramente molto comoda, che peraltro è stata quella che mi ha permesso di conoscere il deserto e di cui già ho parlato.
Al tempio di Hatshepsut
 
 Comunque la vacanza, eccezionalmente interessante dal punto di vista storico-culturale, era un po monotona, secondo i miei parametri di giudizio,   quindi dovevo giocoforza inventarmi qualche diversivo per renderla un po meno “piatta”.

Al tempio di Horus, il dio falco

 
Indubbiamente la crociera sul Nilo è un viaggio molto interessante che permette di immergersi nella storia più profonda delle nostre comuni radici e che andrebbe fatta, almeno una volta nella vita.
Un Ariete ( nato il 19 aprile) tra gli arieti del tempio di Karnak
 
 
A quel tempo, per questa vacanza, mi avevano convinto ad allontanarmi dalle vette e mi avevano trasportato nientemeno che nella pianura “più pianura che di più non si può”, visto che l’acqua del Nilo scorre con lentezza esasperante.
 
Dopo aver visitato lo splendido museo per Cairo con il tesoro di Tutankamon, ci avviammo con trepidazione a vedere le piramidi.
 
Saqqara, sullo sfondo la piramide a gradoni di Djoser
E finalmente eccole li, erano  le uniche catene montuose le cui cime svettavano al cielo. Tre monti dominavano la monotona e sterile piana.
 
Una montagna in particolare mi colpì…. non si poteva non salirla. Quattro spigoli perfetti si innalzavano al cielo con una inclinazione vertiginosa. Era la piramide di Cheope. La nostra guida ci introdusse alla tecnica di costruzione ed alla storia di detta meraviglia, ma….si distrasse un momento e io fuggii…
 
Il problema è che la salita è permessa solo per le prime file di blocchi, poi dei cartelli esplicativi in tutte le principali lingue ammoniscono coloro che volessero ulteriormente salire.  Una soluzione al problema doveva pur esserci. In Himalaya si chiede il permesso alle autorità che fanno capo al lama per salire una ben precisa cima, ma i buddisti sono lontani….Poi ebbi un “lampo di genio”. Facendo il giro della piramide notai che una faccia, quella opposta al parcheggio dei turisti, aveva i cartelli scritti solo in arabo.
 
 
“Cosa c’entra questo?” direte voi…aspettate un momento…. Pian piano, quasi per convincermi, cominciai a salire tra i blocchi e ben presto arrivai agli ultimi cartelli, messi come a guardia di un confine insuperabile. Ma la parola ” insuperabile” non è presente nel mio vocabolario e quindi…..superai immediatamente i cartelli. Arrampicare tra i blocchi non è così semplice come si potrebbe pensare.
Preferii quindi spostarmi sullo spigolo, il cui filo appariva più “rotto” e più facile da salire. Credo ci sia un tragitto ben preciso per salire, ma io non lo conoscevo. Alcuni blocchi sovrapposti sono allineati e quindi si devono salire  gradini di almeno due metri, partendo da minuscoli terrazzini.
 
Nulla di particolare, beninteso, ma neppure da sorriderci troppo. Un famoso alpinista, di ritorno da una spedizione himalayana, morì cadendo dalla Grande Piramide. Ora sono sullo spigolo, ai miei lati il panorama si allarga, salgo sulla scala degli dei verso il cielo, dove Iside e Osiride troneggiano da 5000 anni. Il vento del deserto asciuga il sudore, il suo immane calore alle 13 del pomeriggio,viene stemperato dall’assoluta mancanza di umidità. Dallo spigolo posso ammirare un panorama meraviglioso, la piramide di Chefren a fianco a me rivaleggia in altezza ma la sua cima , ma mano che salgo, a causa dell’inclinazione dei lati, si allontana sempre più dal punto in cui mi trovo e appare piccola, ma la sua mole è grandiosa.
 
Mi ricorda la mia salita all’Aguille Verte, in compagnia con i pilastri dei Drus. Salire sullo spigolo non è solo innalzarsi verso il culmine di un monumento, è salire nella storia. Ogni ordine di blocchi mi ricorda la fatica degli uomini e il genio dei costruttori che innalzarono una montagna che ha sfidato il tempo, che non ha inclinato il suo capo alle intemperie, al vento alle tempeste di sabbia. Mi sento uno scalatore che sfida il tempo, non una parete. Salgo inventandomi la via, tra blocchi che non hanno creato un sentiero percorribile, con diedri scivolosi, comodi terrazzini, paretine inscalabili che mi costringono continuamente a cercare nuovi percorsi.

 Man mano che salgo la larghezza delle pareti diminuisce e sopra di me si intravvede  il  culmine comune degli spigoli. Ma come avranno fatto a far coincidere gli spigoli in maniera perfetta? Questa riduzione della dimensione trasforma una salita in un volo, dato che il vuoto riempie sempre più la visuale. La Piramide di Chefren, la Sfinge, il Cairo, il deserto, tutto si apre  salendo.
 
Le due Sfingi

l vento sale rovente dalla base della piramide e la sua voce rimbomba nelle orecchie,  ora come un fischio, ora come un lamento…ora come un grido…..come un grido ?  Si…. come un grido, reale, talmente reale che mi fa tornare temporalmente alla realtà da cui mi ero distaccato per immergermi nei millenni. Un grido, vero…proviene dal basso, un urlo…urlano a me….porco cane…è la polizia che mi urla qualcosa di incomprensibile. Mi manca poco per la vetta ed è come una tempesta che impedisce agli impavidi scalatori di raggiunger la vetta agognata.
 
Mi ricordo che un’altra piramide, il Cervino, mi respinse a via della tormenta che si scatenò sul suo spigolo. La mia tempesta qui si chiama polizia. Non posso far finta di non aver sentito e mi accingo a interrompere la salita e tornare mestamente indietro….vi pare facile? La discesa è sempre più difficile della salita e scendere tra i massi scivolosi per la polvere si rivela una piccola impresa ed anche la pendenza non aiuta. Una scivolata si risolverebbe in un disastro. Già al 4 o 5 ordine di pietre mi accoglie la polizia la quale ora mi parla in un inglese che a me sembra perfetto. Io non conosco l’inglese e quindi le grida non sono  più comprensibili urlate in  lingua araba a cui inizialmente erano ricorsi, forse a via della mia pelle scura ben visibile dato che porto solo i pantaloncini..
 
Certo non posso essere scambiato per uno scolorito anglosassone !!!! Un poliziotto mi urla nelle orecchie con il solo scopo di mettermi soggezione, ma non sa che questo comportamento non ottiene minimamente l’effetto sperato. Gli rispondo in un arabo-italiano-francese alla Totò, ma che comprendono perfettamente con mia somma meraviglia. Gli spiego che avevo visto i cartelli, ma non ero stato in grado di decodificarli essendo scritti solo in caratteri arabi....capite ora a che servivano i cartelli solo in lingua araba? Gli spiego con calma che non ho potuto resistere al fascino della Grande Piramide e che io sono appassionato di montagne e di alpinismo e che tale passione, unita alla fiabesca storia degli antichi egizi, hanno fatto un insieme irresistibile.
 
Questi argomenti, con mio sommo stupore, ottengono il loro effetto. Si calmano, mi dicono che è loro dovere sorvegliare il monumento per evitare che i turisti possano ferirsi o morire nel tentativo di salire sulla piramide. Lo dicono quasi scusandosi. Nel frattempo il bus con tutti gli amici della comitiva è in attesa impaziente del mio ritorno, perchè questa giostra è si è protratta per decine di minuti tra identificazione ed interrogatorio. Finalmente, dopo avermi identificato (credendomi a voce), mi lasciano andare.
 
 Corro a perdifiato verso il pulman mentre tutti mi urlano ( anche loro….ma è una abitudine !!!!) che io sono sempre il solito…. Conclusioni : le piramidi ( Cervino, Cheope) mi portano sfiga…..ma non è finita qui....
 

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