mercoledì 2 ottobre 2013

LA POIANA DI MONTE CALVO




montiernici.it

“L’uccello ha un onore di cui l’uomo è privo. L’uomo vive nella trappola di leggi e tradizioni che s’è costruito; l’uccello vive secondo la legge naturale per cui gira la terra intorno al sole “ (Kahlil Gibran)



Monte Calvo 

Oggi è il giorno del mio 50esimo compleanno. Sono a S. Maria, mia madre ci ha invitato a mangiare con loro. E’ una bella giornata di sole e, in attesa del pranzo, decido di andare a fare una corsetta verso il ponte radio di monte Calvo. Alcune volte nella vita, piccole insignificanti decisioni possono cambiare un destino. Questa è una considerazione che spesso alberga nella mia mente, ogni volta che succede qualcosa di grave….ma non sempre nella vita le cose vanno storte… Mia madre tenta di convincermi a non andare, senza però alcun risultato. E’ una corsetta tanto per sgranchire un po le gambe, solo 700 m. di dislivello.
Il percorso, dopo un terreno in diagonale, sbocca alla strada sterrata che porta alla fonte Crovella e prosegue poi al ponte radio.  Dopo la fontana c’è il rifugio della forestale e la strada si inerpica con alcuni tornanti. Li decido di tagliare seguendo il dolce gobbone della cresta quando…. Un grido querulo che riconosco immediatamente, tante volte l’ho sentito. Una sorta di “pih eh” ripetuto. (ascoltate il grido a questo sito...)
http://www.uccellidaproteggere.it/Le-specie/Gli-uccelli-in-Italia/Le-specie-protette/POIANA/(det)/canto

Alzo gli occhi, è una poiana che volteggia alta nel cielo. Ogni volta mi stupisce la capacità di volo di tali rapaci. L’aria è loro schiava, sembra ubbidire docile alle loro esigenze, li tiene in volo senza sforzo, senza un battito d’ali…. Ogni volta resto affascinato dalla loro presenza. Ma anche se la lontananza può ingannare, questa volta si tratta di una poiana molto grande, tanto che mi lascia perplesso…che si tratti di un’aquila? Però la sua sagoma è inconfondibile. Il suo grido riecheggia dentro la stretta valle che porta al valico di  “Nselle”, poi scompare dietro il monte.


Continuo la mia corsa. Che bello correre in salita, quando un’ombra fugace oscura il sole. Quasi un flash in negativo, senza alcuna importanza, senza alcun significato…una cornacchia forse un corvo. Ma poi si ripete. Mi fermo ed alzo gli occhi al cielo per scoprire l’arcano. Senza alcun rumore, senza alcun grido, la poiana volteggia alta su di me. La sua mole mi inquieta, ma continuo a correre.
Tre poiane viste dal ponte Radio fotografate da Sara Ciaranzelli
L’ombra continua a oscurare il sole sempre più lungamente, la poiana è più vicina, sento il vento scorrere tra le sue ali, come un fischio di bufera in un rifugio di montagna. Poi, così come era venuta, scompare tra le valli, in un attimo tutto torna in silenzio. Mi dispiace aver perso questo spettacolo. La cosa strana è che alcune cose capitano senza che noi gli diamo inizialmente il significato che poi assumeranno. Questo vale per gli avvenimenti che sembrano sciocchi, per le persone che incontriamo che si insinuano nella nostra vita in silenzio, obbedendo al caso, al fato, ma che poi assumono grande importanza e che modificano in ogni caso il nostro destino. Riprendo, rammaricato, la mia corsa quando….una ventata dietro la mia testa, un alito di bufera dietro la mia schiena, un’urlo di tempesta.

montiernici.it
Istintivamente mi accuccio al terreno e vedo una sagoma nera sfiorarmi e passare come un baleno. Dato che il terreno è in salita penso che si schianterà a terra, ma come un fulmine, la sagoma si rialza, vira verso il cielo. Un po timoroso mi siedo a terra per prepararmi non so neppure io a cosa, mi preparo ad affrontare un nemico sconosciuto, a vederlo in faccia. Cerco nel cielo. In un attimo lo scuro uccello è salito verso il ponte radio e sta tornando indietro, ma ora non volto le spalle, sto di fronte e sono ben fornito di bastoncini con punte acuminate che mi aiutano nella corsa in salita. Ora nulla può sorprendermi, sono pronto alla battaglia. Vedo il rapace volteggiarmi sulla testa, poi picchiare verso di me ad ali socchiuse. Alzo istintivamente i bastoncini, per difendermi. All’ultimo momento apre le ali ed il suo volo si fa radente al terreno che sale e mi sfiora di nuovo, a tre o quattro metri. Sembra un aereo da guerra che attacca un’obiettivo in picchiata. Anche il rumore che fa l’aria tra le sue ali è qualcosa di terrifico. Non so se fuggire, se ripararmi tra gli alberi lontani, se tornare dignitosamente indietro…

 Questi attacchi si succedono ripetuti, ma sempre più lenti. Intanto decido di proseguire e mi trovo ora quasi sulla sella. Il vento mi viene incontro improvviso come una frusta. Il vento, anche questo sembra un elemento insignificante nella scena…sembra. Un’ultimo attacco, lento, non è una picchiata, ma un volo planato. Quando è su di me rallenta. Il vento contrario gli permette di rallentare, scorre tra le sue ali. Non serve che si muova per avere sostentamento, il vento si muove per lui. Ora è fermo si di me. Le ali aperte, le remiganti che si muovono come se ogni penna avesse un’anima, come dei flap degli aerei che obbediscono agli ordini di un computer per stabilizzare il velivolo. Vedo i suoi occhi che mi fissano direttamente, il suo micidiale becco, la sua lingua.
maurosanna.it
Ma quello che mi colpisce è il suo sguardo, un misto di curiosità e aggressività, forse sta decidendo cosa fare. Siamo fermi come in una scena bloccata dal pulsante stop. Il tempo si è fermato, il vento lo ha fermato, permettendo alla poiana di stazionare su di me. Sono istanti intensissimi. Ci fissiamo negli occhi. I suoi hanno qualcosa di magico che mi ipnotizzano, parliamo tra noi con il linguaggio universale degli sguardi. Non so quando tempo è passato, poi tutto finisce, forse perché il vento ha consigliato di seguire il suo volere. Riprende quota e vola via. Sono schoccato, sono felice, sono stupito di tanta fortuna, quando eccola di nuovo lassù, ora scende lentamente volteggiando,  il vento è calato. Passa su di me alla minima velocità di sostentamento, alzo le braccia verso di lei, senza bastoncini ,quasi per un abbraccio. Passa sfiorandomi le mani e picchia al di la della sella. Sono rattristato, è andata via.
A destra il valico di "nselle"
Mi resta una piccola speranza. Tento di imitare il suo grido. Urlo al vento, ma il vento è contrario e si porta via il mio richiamo. Grido con con tutte le mie forze “ pih Eh!!! Pih Eh!!!! Pih EH!!” . Magicamente ricompare, volteggia di nuovo su di me, sfiora la mia testa, un gesto al cielo, una carezza….il suo volo elegante mi sconvolge, mi affascina. Poi più nulla….sento il mio cuore battere per l’emozione, non certo per lo sforzo a cui sono perfettamente adattato. Un bel regalo di compleanno, il più bel regalo che Monte Calvo potesse farmi….ma non sapevo che doveva cominciare tutto da quel momento….

"Poiché la voce non ha bisogno di portare sulle sue ali la lingua e le labbra, essa penetra i cieli; allo stesso modo, l'aquila non ha bisogno di portare con se il nido, ma si libra, sola, negli spazi del firmamento."
Io andavo spesso a correre in quel tragitto, ma da quel giorno in poi divenne l’unico percorribile per me perché speravo di poter rivivere quella esperienza. Inutilmente sperai che la poiana mi vedesse e tornasse a salutarmi. Dopo circa un mese avevo perso ormai la speranza. Alcune poiane volteggiavano solenni, ma si tenevano a debita distanza. Erano probabilmente due coppie che avevano il nido nel bosco che sovrasta i pendii a fianco alle casette pastorali della famiglia Maurizi. 

 Poi un giorno la vidi volare altissima. La distanza poteva ingannarmi, ma dai movimenti delle ali riconobbi la mia poiana. Con il cuore in tumulto mi sbracciai, quasi per richiamare l’attenzione di un umano. Ma essa era un uccello, non poteva prestare attenzione a ciò che accadeva laggiù, nel mondo bidimensionale dove erano relegati gli umani. Una termica potente la librava  in aria e la sollevava sempre più in alto mentre era intenta a sfruttarla con ampi giri in tondo.
montiernici.it
 Saliva in una scala a chiocciola verso il cielo. Invidiai le sue ali, invidiai la sua leggerezza, invidiai la sua capacità a capire il vento, le nubi. Io avevo un cervello sviluppato, il più intelligente del creato e avevo fatto scuola di volo….e non sapevo nulla, ero un pilota ignorante, mi muovevo tra le nubi come un pargolo che inciampa e cade ad ogni passo.  Ogni colpo di vento diventava un nemico, per me, non un amico che mi poteva sostenere. Mi rassegnai a continua a correre.  Alla sella, dove il panorama si allarga, mi fermai un momento e guardai  attorno a me. Nessuna traccia.

Arrivai al ponte radio e scesi mestamente. Nel preciso punto dove la prima volta avevo incontrato la poiana, ecco un vento alle mie spalle, un suono di aria compressa che passa in un pertugio, un’ombra…era lei, era la mia poiana.  Lasciai i bastoncini, ero emozionato come un bimbo nel suo primo giro alla giostra preferita, come all’arrivo di babbo natale dispensatore dei doni agognati.  Saltavo in aria ogni volta che passava lentamente, radente su di me, con il suo grido. Gli rispondevo imitandola, tentavo di carpire il suo linguaggio, di scimmiottare la sua voce, di trovare ingenuamente il modo di comunicare. Fu un incontro fugace, quel giorno, ma tornai felice a casa e tutta la sera pensai alla poiana, mi addormentai con il sogno di saper parlare la sua lingua.  Io facevo allenamento tutti i giorni ( ancora oggi mi alleno giornalmente) e quindi, invece di cambiare itinerario, tornai sempre lassù.
notizied'abruzzo.it

Per qualche giorno scomparve, poi  la vidi lassù, verso la cima di monte calvo, sotto un cumulo che saliva dal versante  sud del monte. L’aria la tirava su come un ascensore. Io avevo provato durante i giorni ad affinare il mio linguaggio e grazie a internet, avevo trovato dei file audio con i gridi delle poiane. Avevo studiato bene e mi sembrava di saper riprodurre il loro grido. Certo, nessuna poiana si sarebbe lasciata ingannare, ma almeno speravo di suscitare in lei la curiosità di venire a vedere chi fosse quello strano essere che urlava frasi senza senso. Passarono altri giorni e come l’altra volta, un giorno la vidi di nuovo. Provai con trepidazione a chiamarla. Speravo che il mio richiamo potesse attirarla, ma in cuor mio non ci credevo. Invece successe….
diagaz.net
Al primo grido cambiò rotta e si precipitò su di me. Si vedeva chiaramente la sua volontà si avvicinarsi, ma senza atterrare non poteva librarsi come un colibri e quindi passava radente alla minima velocità che l’aria relativa potesse permettergli di sostenersi. Continuavo a chiamarla ed essa rispondeva. Immaginavo di parlare con chi mi potesse comprendere, mentre nella mia mente le sue grida avevano un ben preciso significato. Era un colloquio che si sviluppava tra due esseri pensanti, forse l’uno voleva solo capire di cosa si trattasse, mentre l’altro, fornito di una mente aperta  ai sogni ed alle fiabe, forse ne stava creando una, la più bella della sua vita. I giorni passavano e quando salivo richiamavo la mia poiana che se era in zona, prontamente accorreva. Poi un giorno di fine estate successe un miracolo. 
ilfuocoimperfetto.it
La poiana si poggiò a terra vicino a me.  Io era sdraiato e lei a pochi passi da me era appollaiata su una piccola roccia, ci scrutavamo con fiducia. Io facevo piccoli movimenti ma ero timoroso che potessero venire interpretati come ostili e che fuggisse….ma non successe. All’inizio dell’inverno ormai eravamo diventati sicuramente due amici, io andavo a correre e lei mi richiamava da lontano, ormai non serviva neppure che fossi io a richiamarla.

Atterrava e io le parlavo come se lei capisse ciò che dicevo, lei annuiva come se avesse capito, emetteva cigolli, cinquettii, rumori della più svariata natura che per me avevano un  preciso significato. 
Per due anni ci facemmo buona compagnia, poi scomparve. Chissà dove era andata a finire. Io avevo perso la mia compagnia a M calvo ed iniziai di nuovo a correre in altri luoghi, sempre diversi, ma tutti altrettanto conosciuti nelle mie scorribande di quasi mezzo secolo. Alla  primavera  successiva ricomparve.

La chiamai, ma non ottenni risposta, eppure era lei. La delusione si affacciò nel mio animo, sicuro di aver perso la mia favola, gelosamente custodita per paura che svanisse come all’alba si dissolvono i sogni notturni.  Poi vidi volteggiare un’altra sagoma, elegante, fluente. Aveva una compagna. MI rassegnai e tornai con un piccolo magone alla gola. Ero stato abbandonato, la natura aveva portato la poiana lontano da me, l’istinto aveva preso il sopravvento sull’amicizia…..era giusto…ma mi dispiaceva. Ero sicuro che non l’avrei più rivista, ma le cose dovevano andare ancora una volta diversamente.  Come un amante tradito dalla propria compagna, iniziai ad osservare la mia poiana quasi per sorprenderla “ in flagrante” nella loro segreta alcova.  Avevano costruito il  nido in un alto albero di seconda fila appena dietro lo stazzo delle pecore che si trova nei pressi di fonte Crovella. Li vedevo alzarsi in volo dal loro nido d’amore e mi rassegnai. Passò l’inverno, io continuavo ad allenarmi ed ogni tanto tornavo a correre nel mio amato Monte Calvo.  Raramente la poiana si curava di me, ormai mi aveva abbandonato, aveva la giusta compagna. 
assarca.com
Qualche volta li vedevo volteggiare  alti nel cielo e provavo una sorta di invidia che nulla aveva di umano. Io ero imprigionato a terra, nelle mie montagne, nei miei deserti, sempre da solo… Loro erano padroni della terza dimensione, io ero una sorta di monetina  che si agitava su un foglio di carta bianca, senza alcuno spessore…e per di più lo facevo da solo….io non ero in grado di percepire la presenza di una sfera fintanto che una parte di essa non avesse toccato il foglio di carta in cui forzatamente vivevo. Poi, quando la sfera avesse attraversato il mio mondo, avrei percepito solo un cerchio che si allargava e poi di nuovo si stringeva fino a quando la sfera di nuovo si fosse librata in aria, lontano da me, sconosciuta….loro vivevano tra le sfere, volavano tra le stelle, felici. 

Un giorno vidi la mia poiana da sola, volava come al solito verso la cima delle “Iubbere” dove poteva trovare facilmente delle prede e dove le termiche al pomeriggio la tenevano facilmente in aria.  La chiamai, ma i miei richiami non sortirono alcun effetto. Evidentemente era troppo impegnata nella caccia. Pensai che la sua compagna fosse andata via, oppure che fosse stata uccisa, magari per essere impagliata. Ma anche senza la sua compagna, non si curava più di me, ormai mi aveva dimenticato. Ebbi quindi un lampo di genio, non per nulla noi umani abbiamo un’intelligenza superiore. Quando una gallina fu immolata per imbandire la nostra tavola, trafugai le ali, le legai tra di loro per imitare un uccello, presi  un filo e partii per m.Calvo. 

Mi fermai sulla nostra ormai famosa cresta ed attesi, chiami, urlai. Dopo un tempo che a me sembrò lunghissimo, la poiana comparve. Chiamava, forse chiamava me ed io risposi. Alzai il braccio al cielo e ruotai il filo a cui erano appese le ali. Doveva sembrare un uccello appetitoso….almeno questo speravo. Venne giù in picchiata e volò velocissima radente la mia testa, sfiorando le ali della gallina. Mentre io continuavo il moto del falso uccello essa fece altri tentativi, ma io all’ultimo momento lo facevo atterrare , sottraendolo alla sua aggressione. Infine presi le ali in mano e le alzai in cielo. La poiana passò un’ultima volta e con una zampa le afferrò saldamente. Credevo che sarebbe andata via, invece dopo un lungo giro venne di nuovo verso di me e si fermò a pochi passi.

naturamediterraneo.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=192729
Non mangiava il misero pezzo di carne, ma lo teneva stretto a se. Ci fermammo seduti vicini, le parlai, forse anche lei mi parlò, poi si levò in volo e si perse nel bosco. Io andai in vacanza, traversai deserti, salii montagne e quando tornai, per qualche tempo non mi recai più a monte Calvo. Un giorno salivo ancora, quando, controllando il cielo con la speranza di vedere il mio amico uccello, vidi quattro sagome che volavano lontane. Feci il mio richiamo, senza risultato. Mi sdraiai sull’erba e capii… La mia inconfondibile poiana volava davanti, dietro c’erano due minuscoli uccelli e per ultimo chiudeva la fila la femmina. Erano i due pulcini.
digilander.libero.it/piggi95/il_parco_del_cilento.htm
Erano nati da poco tempo. I due piccoli tentavano di tenere dietro il suo maestro, ma il loro volo era maldestro. Piccole folate di vento li facevano sbandare, gli facevano perdere quota improvvisamente, con difficoltà riuscivano a mantenere la rotta. La madre, in retroguardia, accorreva in loro aiuto quando entravano in una picchiata non voluta. Ogni giorno andavo lassù e assistevo alla scuola di volo. Vedevo i progressi incredibili che i pulcini facevano ogni giorno . Dopo una settimana ormai avevano acquisito un controllo perfetto ed ormai seguivano il padre imitandolo alla perfezione. Da lontano erano una formazione perfetta, sembrava la pattuglia acrobatica, specialmente quando il maestro si cimentava in cabrate, in picchiate, in volo librato.
nickland.org
Era uno spettacolo affascinante.  Era ormai settembre inoltrato, un giorno  vidi i due pulcini volare insieme alla mia poiana e senza alcuna speranza feci il richiamo. Vidi l’uccello voltarsi in aria, fece una cabrata, picchiò verso di me, poi fece un lungo giro. I due pulcini ormai lo seguivano alla perfezione, in fila indiana.  Scesero più in basso di me, poi in volo planato salirono nel punto in cui io mi trovavo. Salivano lentamente, il vento di discesa li sosteneva. La poiana mi sfiorò la testa, quasi riuscirono a fermarsi davanti a me. I due figli la imitarono, ma ora volavano affiancati. La poiana mi presentava la sua prole, voleva che io conoscessi i suoi figli. Salirono in alto, presero il vento e tornarono indietro passando e ripassando lentamente su di me.

Un’ultimo  passaggio, salirono a “Nselle” e svalicarono al di la , verso Vigliano. Non vidi più la mia poiana.  Tornai inutilmente nella speranza di incontrarla di nuovo, ma era andata via, chissà dov’era, insieme alla sua compagna. I due figli invece volavano lassù, poi un giorno ne mancò uno. Sicuramente aveva scelto un suo nuovo territorio di caccia.  Oggi ancora vado a monte Calvo, con la mia bici. Il pulcino è diventata una magnifica poiana, vola nel vento di monte Calvo.

E’ ancora lassù, io la riconosco perfettamente, ma è sorda al mio richiamo, mi ignora così come deve essere, il miracolo non può ripetersi, la favola può essere vissuta una sola volta. Io frequento spesso altri monti e vedo poiane volare, ma della mia poiana non ho più veduto alcuna traccia. Ogni volta che vedo qualcosa volare tra le vette e sui boschi urlo al vento il mio richiamo. Spero che da lontano possa udire la mia voce e che voli ancora, un’ultima volta su di me……. Ci sono molte esperienze della mia vita, che sembrano favole, qualche volta ho dei dubbi che siano successe veramente, poi mi concentro e ricordo particolari che solo un’ esperienza reale può fissare nella memoria. Che siano successe o meno, mi dico, poco importa, la realtà non è mai quella che è, ma quella che noi crediamo che sia, quella che il nostro cuore ci trasmette. Ma la mia poiana è reale, chissà ora dove vola… io volo ancora insieme a lei….
naturamediterraneo.com
PS: Le foto delle poiane sono state riprese dalla rete, riportandone la fonte, mentre quelle dei paesaggi, anche se non sono spettacolari, sono relative al preciso posto dove si è svolto il racconto. Mi riprometto di fotografare il figlio della poiana e di sostituire le foto.