giovedì 21 marzo 2013

IL GRANDE PIETRO MENNEA...UN BEL RICORDO


C’era una volta…tanti, tanti, tanti anni fa…( 1968 o prima ? )…..

 Io facevo parte della società Libertas di atletica leggera e gareggiavo nella specialità di salto in alto. Solo da qualche anno  mi ero dedicato all’atletica e spesso facevamo delle gare tra società e più raramente partecipavamo a incontri interregionali, che per noi, giovani neofiti, avevano una grande importanza. Un giorno ci fu un triangolare di atletica tra Abruzzo, Marche e Puglia. 
IN UNA GARA DI SALTO IN ALTO... STILE VENTRALE. (1970)
Se mi ricordo bene, ma non potrei giuralo, gareggiammo nello stadio di Pescara. L’incontro  procedeva bene per noi e quando si arrivò alla gara dei 100 m. la nostra felicità non potè più essere contenuta. Il nostro centometrista, sulla carta, era assolutamente il più forte. Conoscevamo bene il campione marchigano e sapevamo bene che non poteva assolutamente competere con il nostro rappresentante e la Puglia non aveva un bravo velocista. Il nostro atleta, inoltre, aveva un fisico che solo molti anni dopo divenne lo stereotipo caratteristico del velocista. Muscoli enormi, ( l’invidia da parte mia che avevo, ed ho ancora, gambe esilissime), torace possente, bicipiti da culturista. Eravamo categoria allievi, ma lui aveva già un fisico straordinario, come oggi può essere un velocista nero, e poi era veloce…tanto veloce….un vero fulmina. Non avrebbe avuto avversari e noi già pregustavamo la vittoria. Quando gli atleti furono dietro i blocchi per prepararsi alla partenza, la nostra aspettativa di vittoria divenne certezza. A fianco a lui c’era l’atleta delle Marche e, alla corsia laterale, uno scricciolo sconosciuto, ipotonico, gambe scheletriche, torace incavato, cifosi evidente, ginocchia sporgenti e ossute come le vacche indiane, deambulazione claudicante.
4X100......ANNO 1969
 
C’erano altri partecipanti che noi sapevamo bene essere li solo per riempire le corsie, quindi assolutamente fuori da ogni competizione.  Quasi quasi pensammo che fosse stato messo li per scherzare, per irridere gli avversari, che non sarebbe mai partito. Tra di me mi consolai pensando che ci fosse qualcuno, nello stadio, con le gambe meno muscolose delle mie. A quel tempo i saltatori in alto avevano uno stile  che si chiamava “ventrale” e questa tecnica presupponeva una certa dose di muscolatura agli arti inferiori. Confrontarmi  con avversari supermuscolosi mi metteva sempre una certa apprensione. Alla partenza quasi inciampò sulle sue gambe ( chiamiamole così per decenza). A 50 metri il nostro velocista aveva ormai un vantaggio incolmabile e noi ci rilassammo.  Ma a quel punto il piccoletto…”biafrano” cominciò a far rotolare le gambe.  Sembrava avere un motore accessorio. Il nostro campione sembrava correre in un sogno, come se la scena fosse stata proiettata al rallentatore, mentre il “moscerino” volò letteralmente verso il traguardo, lasciando di stucco tutto lo stadio che non si attendeva certo un finale così.  Rimanemmo stupiti come un atleta con quel fisico inesistente avesse potuto battere il nostro “mostro”, un Davide che atterrava un Golia invincibile. Alla premiazione udii il nome : PRIMO….. PIETRO MENNEA….e chi era costui?.....
PS: Due anni dopo sapevamo benissimo chi fosse….ed io non ebbi più timore di saltare mostrando le mie gambe filiformi.

2 commenti:

  1. Ci hai mai pensato che ...una volta correvi incontro al vento...poi lo sei andato a cercare fin dentro alla sua casa...e adesso ogni volta che parliamo ho quasi la sensazione che oramai siete talmente amici che spesso è lui che viene a trovarti...??Tale è l'esperienza che hai accumulato!!!I tuoi racconti mi danno questa impressione.Sei pane per i pazzi visionari come me!!!Felice serata Pà...Carlo.

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  2. Ciao Carlo,a volte mi chiedo se gli altri vedono i mondo come lo vedo io. Ho avuto problemi di convivenza nelle varie associazioni in cui ho fatto parte per la profonda differenza di mentalità nell'approccio alla natura. Credevo di appartenere ad una ristretta cerchia di persone. Poi ho inziato a scrivere i miei viaggi sul blog e pian pian mi sono ricreduto. Come dici tu...io correvo incontro al vento forse perchè rappresenta un avversario impalpabile ed invisibile, eppure invincibile. Nulla nell'universo esiste qualcosa di più duro da affrontare pur nella sua inconsistenza. Il vento ti segue, canta la nenia di notte zufolando tra le rocce delle montagne del deserto, crea statue incredibili con la neve, la sabbia, distrugge e plasma le rocce...è un compagno fedele nel deserto e sulle cime delle montagne più alte...non si può fare a meno del vento...plasma il mondo...e la tua mente. Ciao

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