mercoledì 16 maggio 2012

COSTRUTTORI DI DESERTI ED IL TABERNAS

"Ho sempre pensato: quando sarò libero senza vincoli viaggerò. Ma non ho ricette per viaggiare. Inciampo spesso, dappertutto. Mi piace perdermi, faccio molte deviazioni. Spesso decido la destinazione strada facendo, oppure la cambio del tutto. Non si può fare esperienza di troppe cose viaggiando; penso che sia meglio concentrarsi su poco, o anche su nulla, non fare attenzione ai monumenti, ai musei, ma solo tenere gli occhi aperti ed ascoltare. E non è così facile."

Sapete che in Europa esiste un deserto? Ebbene si! E come potevo pensare di non andare a vedere di cosa si trattava ? Come potevo pensare di non attraversarlo? Di non annusare il suo profumo? Di non udire il suo vento?
Non è neppure tanto lontano, è appena 30 km all’interno di Almeria in Spagna, sulla costa del Sol. Nessuno potrebbe credere che vicino a noi ci sia un deserto, eppure c’è.

 Milioni d’anni fa li dove ora c’è un deserto, c’era il mare. Il suo fondo sabbioso affiorò in superficie quando il mare si ritirò.

 Sulle sabbie si depositarono altre rocce sminuzzate dai millenni e dalle meteore. Era già pronto il deserto….ma la natura resisteva innestando la vita, rappresentata dalle piante. Era un equilibrio precario, il deserto incalzava, ma non vinceva. Poi arrivò l’uomo…Si alleò con il clima e crearono un esercito invincibile..

Il 15esimo secolo fu la  svolta. Gli spagnoli avevano vinto sugli arabi. Il suo governo ebbe l’arroganza di dominare il mondo con la sua flotta. Ma le navi si dovevano costruire, e serviva il legno. Quale mai foresta più bella ed a portata di mare poteva essere, se non quella della zona pedemontana della grande sierra? 

(Sulla zona alta della Sierra ancora resiste la foresta)

Si costruirono le navi, dominarono il mondo, ma spogliarono la sierra. Il terreno inconsistente cedette alle piogge che ormai potevano scorrere indisturbate.

 Contemporaneamente il clima si continentalizzò. Rari ma violenti nubifragi scavarono un inferno di ferite che si approfondirono sempre più dopo ogni pioggia.

 L’uomo aveva costruito il deserto e lo faceva meglio della natura. Il concetto di deserto qui è rappresentato nel suo significato più profondo.  Deserto, dal latino “Deserere”, lasciare, abbandonare….abbandonato, lasciato dalla vita.  Mi incammino, ma non posso scegliere la mia via. Le sterminate distese dove si perde lo sguardo, le dune con i dolci declivi, sono lontane.

Qui sono costretto a seguire le ferite che si approfondiscono nel ventre della terra ed ai lati vi sono muri di terra insuperabili.

Non è roccia in cui si può arrampicare, è terra fragile che muta ad ogni pioggia. Nel deserto creato dall’uomo le piogge non sono dispensatrici di vita, ma paradossalmente creano altro deserto.

Dilavano un fondo che cede alla violenza dei temporali. Qualche timido segnale di vita scompare con le frane procurate dall’acqua, rifugiandosi ai lati dei  tumultuosi quanto precari torrenti. Poi il sole distrugge ciò che avrebbe potuto allignare.

 Mi sento oppresso, impotente. Non è possibile scendere e salire sul caos infernale. Dentro gli stretti  ed obbligati canali non un sol filo d’aria ristora la nostra anima.

 Il mare non è lontano e l’umidità procura la sensazione che il caldo sia ancor più tremendo, ma siamo lontani dai 58 gradi del Sinai.

Sul bordo di un’intaglio impercorribile vorrei fuggire, ma anche la fuga mi è preclusa. Nulla d’umano aleggia su questo territorio ferito e malato. Sudo, sudo, sudo. Il sudore è quasi sconosciuto nei veri deserti, ma questo non è un vero deserto, o forse questo è il vero deserto.
                                          (Le impercorribili colline del deserto di Tabernas)
Il paesaggio è affascinante, le luci e le ombre si rincorrono tra le guglie effimere e le pareti scavate nella mutevole terra. Al prossimo temporale tutto sarà diverso,tutto sconvolto.

C’è dell’erba, ci sono piante, ma sono sulle cime dei piccoli pianori irraggiungibili sorretti ai lati da orridi e fragili muri incoerenti. Non vedo l’ora di andar via, mi sento estraneo a questo ambiente, tutto mi respinge eppure tutto affascina. 

 Cammino nell’ennesimo rivolo ( le “ramblas”), quando davanti a me compare un paesaggio desertico con tanto di cactus. Ma guarda un po sembra il Messico!!!

Addirittura una casa in legno con tanto di pozzo con pale a vento….mah!

Ma certo che sembra il Messico….E’ il Messico!!! E’ il set cinematografico di Sergio Leone. Nel mio intimo deve ancora aleggiare lo spirito del più puro ed ingenuo dei turisti, che tento di nascondere credendomi un vero viaggiatore, perché trovo l’ingresso, pago tanto di biglietto e mi avvio all’avventura del Far West.

Chi ha visto i film di Sergio Leone riconoscerà  le scene. Dapprima titubante, poi sempre più convinto, lascio  la parte più avventurosa di me e mi inoltro tra la folla “turistica”, confuso tra il vociare di bimbi e di adulti.

Ora mi incammino nella via principale attendendo che arrivi il mio odiato nemico, per un duello all'ultimo sangue. Poi mi dirigo  nel saloon, li avrò notizie di Ringo che aveva promesso di vendicarsi di me, lo sceriffo della città, che lo avevo arrestato, in passato.

Mi accolgono le scatenate ballerine di can can. Esco nella polvere del caldo pomeriggio,  e vedo arrivare  un carro con tanto di ceffi poco raccomandabili, forse cercano me.

 Vado nel mio ufficio e preparo la cella.

 Ma i ceffi cercano un loro compagno che li ha traditi. Una collutazione, una zuffa.

 Il traditore viene legato, trascinato nella polvere.....

e poi impiccato.

Chissà dove è andato a nascondersi l'avventuroso traversatore solitario dei deserti...

Oggi l'impavido e solitario ciclista delle sabbie è nascosto nei più profondi recessi della mia anima e.....è inutile nasconderlo, tra scazzottate, impiccagioni, balletti, sparatorie, cavalcate, mi sono divertito un mondo!!!!
                                         HASTA LA VISTA, MUCHACHOS !!!!!

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