lunedì 2 aprile 2012

PRIMA TRAGICA USCITA IN BICICLETTA

“ Nel vero deserto non possono sopravvivere neppure gli sciacalli: solo l’addax ed il fennec, che furono creati da Dio per ricordare all’uomo la sua piccolezza”

Mi accorsi presto che il mio approccio al deserto era completamente errato. Io mi affidavo esclusivamente all’allenamento fisico, ma mi resi subito conto che il deserto è comunque, sempre, il più forte. Ogni ora si perdono da uno a tre litri di acqua, camminando nelle infuocate piane o salendo gli ardenti canaloni. Quando un essere umano ha perso il 10% del suo peso in acqua ( 8 litri per un peso di 80 kg), sopravviene inevitabilmente la morte, ma molto prima si presentano i sintomi di una grave disidratazione che possono bloccarti in mezzo al deserto. Subentra allora la paura, ci si sente estranei. Il deserto diventa un nemico che bisogna combattere con tutti i mezzi. Allora si umanizza un'ambiente, ci si convinche che è un assassino che vuole solo la tua morte. Mi resi conto delle stupidaggini che raccontano i “traversatori del deserto” che asseriscono di attraversare a piedi centinaia di km di nulla. Senza un aiuto esterno che ti rifornisca di acqua e di viveri la morte sopravviene dopo due giorni. Si possono portare sulle spalle al più 20 litri (20 kg) che sono sufficienti appena per due giorni…e poi?
Non vedendo, allora, altro approccio, pensai di affidarmi alle due ruote. 15 anni fa  nel Sinai era molto difficile trovare delle biciclette idonee e quindi dedicai un giorno intero per trovarne una.
Per quanto riguarda le fotografie, purtroppo l’esposimetro non  resse le temperature altissime di quel giorno, per cui sono risultate tutte “bruciate”, quindi mi scuserete della pessima qualità delle stesse.  Quelle che vedete sono state recuperate in maniera digitale. Avrei potuto inserire le foto di quegli stessi luoghi scattate negli anni successivi, per voi sarebbe stata la stessa cosa….ma non per me.

                  La prova che non siamo addax o fennec
Il giovedi è dedicato alla ricerca della bicicletta al paese di Naama Bay. La cosa che poteva sembrare facile si rileva oltremodo difficoltosa perché le biciclette ci sono in gran numero ma sono in condizioni pessime.
Alla fine, con il permesso del locatore, smonto alcune bici e ne assemblo letteralmente una che mi sembra possa reggere a ciò che le chiederò l'indomani. Solo il cambio non mi lascia sicuro, ma è il migliore disponibile.
Ho portato tutta la strumentazione meccanica che possa servire a qualunque tipo di riparazione, due pompe, camere d'aria etc.  Sulla canna sono legati i bastoncini da sci. Il mio istinto mi dice che potrei dover lasciare la bici nel deserto e proseguire a piedi .
La guida del Sinai, acquistata  al ritorno, in aeroporto riporta riferendosi ad un tour in fuoristrada ( non in bici...)

.......  Ma io non lo sapevo  e comunque non lo avrei mai fatto!
Mi avvio di gran lena al mattino presto. E' la prima volta che pedalo nel vero deserto e questo fatto mi eccita.

 La carovaniera è ben evidente, ma non altrettanto agevole da percorrere in bici. Il fondo in alcuni tratti è solido, ma per la maggior parte è composto da brecce incoerenti che fanno affondare le ruote comportando fatica improba e miracoli di equilibrio.

 In quei tratti è preferibile proseguire a piedi oppure abbandonare la pista e percorrere il deserto. Ben presto imparo dove posso passare per non affondare e quindi abbandono definitivamente la pista , tanto la direzione è verso nord e non posso sbagliare.

Devo ricordare di tenermi lontano dalle pur rare piante di acacie. Le loro spine sono micidiali per le suole degli scarponi, figuriamoci per i morbidi copertoni. Superate alcune catene montuose bisogna girare ad ovest e seguire lo wadi che restringe. Non so altro perché la carta geografica in mio possesso è al 200.000 quindi non abbastanza particolareggiata e comunque la zona è completamente vuota. Non porto il gps, ne la bussola, ne tantomeno la cartina. Però ho con me l'orologio con altimetro e il termometro. Ben presto mi lascio indietro il GebeI Wair che si erge imponente alla mia destra.

 La prima sosta è per una foto ad un cammello che pascola, poi non si sa che cosa, poco lontano da me.
La pista si allunga rettilinea nella piana infinita e si perde all'orizzonte dando ancor più la sensazione di spazio che sgomenta ed atterrisce. Quando arriverò? Finirà mai? Dopo un'ora sembra non essermi spostato.

La pista è sempre li, uguale a prima, rettilinea e l'orizzonte la ingoia. Finalmente la strada fa alcune curve a sinistra, senza alcun senso nell'assurda piana e si avvicina alle montagne. Come una gemma, incastonata tra le rocce appare un piccolo villaggio. Voci di bimbi mi accolgono. Quando mi vedono mi vengono incontro festanti. Forse non hanno mai visto una bici, anzi sicuramente non ne hanno mai vista una.

 Il risultato di ciò è che devo portare a turno tutti i bimbi a fare un giro in bici. Attendono pazientemente il proprio turno, poi salgono sulla canna o sul portabagagli. Sarebbe tutto magnifico se non fosse che il terreno è malagevole, morbidissimo e con il peso supplementare, la bici affonda procurandomi grosse difficoltà per procedere. Devo fare più turni di trasporto, ma poi, appena si distraggono, fuggo inseguito dai piccoli predoni che non vogliono smettere di giocare.
Mi inseguono ridendo e salutandomi. "Ciao ragazzi! "Gli grido da lontano. "Tbark Allah Alih!! Dio vi benedica!!”
Accuratamente nascosta, la fotocamera non ha potuto fissare alcuna immagine, ma poco importa. In compenso fotografo i cammelli che curiosi come scimmie, mi si sono avvicinati.

Bevo i primi sorsi d'acqua e mi immergo nella valle. Mi appresto a superare il crogiolo di Allah. Mi avvicino con un po di timore per via dell'esperienza dell'anno scorso, ma con la bici è un'altra cosa. Inoltre il calore è ancora minimo e il terreno è duro, ma presto Allah accenderà il suo forno ed allora sarà impossibile superarlo e peraltro quest'anno il caldo è ancora più elevato. Il termometro segna 48 gradi. Non c'è male come inizio, ma non potevo immaginare che ad Allah sarebbe sfuggito di mano il fuoco del Crogiolo. Pedalo di gran lena e supero la depressione quasi senza accorgermene. Avevo timore del posto, ma ora mi sento in grado di affrontare qualunque situazione, ed il destino mi avrebbe presto concesso l'occasione di provarlo.  Irte pareti rocciose, lisce come un muro intonacato, si ergono alla mia sinistra.

Enormi blocchi orlano la loro base, sembrano squadrati ad arte, altri sono tondi come fossero stati costruiti da una macchina levigatrice. Sono di nuovo sulla pista che, con ampie curve, fiancheggia  tali meraviglie. Il termometro sale a 50 gradi
Chiaramente mi riferisco sempre all'ombra, perché al sole è impensabile solo tentare di misurarla. Le differenze di temperatura fra le montagne e la piana fanno alzare il vento che spirerà impietoso per tutto il giorno e calerà solo quando la notte si sarà preparata a scendere sul deserto. Uno wadi nello wadi mi costringe a scendere a poi a risalire. Poi la pista di nuovo evidente, gira ad ovest. Sono arrivato al punto in cui l' EI At si addentra decisamente verso l'interno.
                                      (La traccia della bici affonda nel brecciolino incoerente)
Ora la pista è faticosa perché fatta di incoerente brecciolino che fa affondare le ruote della mia bici e mi da l'impressione di pedalare sulla colla topicida. Il termometro sale inesorabilmente ed il vento ora è calato. Anzi non è calato, ma spira da dietro, per cui, procedendo con la bici a favore di vento, ho l'impressione che esso non ci sia. In compenso ora lo wadi è in pianura, dopo i tanti km in leggera ascesa. Qui la valle è larga molti km, forse 5 o 10, ma il suo bordo destro, dove sono io, è limitato da una collina granitica. Giro a sinistra e scorgo un villaggio. ... tutto è deserto ed abbandonato, si respira aria di morte.

 Lo passo senza fermarmi. Più vado avanti, più trovo le mie paure che si affacciano tangibilmente. Ora devo andare al golfo di Suez, forse è più vicino, non ne ho la più pallida idea. Forse ho sbagliato valle e procedo verso una zona senza sbocco. Mi sembrava che lo wadi dovesse andare perfettamente verso ovest, mentre io procedo verso sud-ovest. Il sole è implacabile, cerca di distruggere la mia volontà di andare avanti. Non ho molta acqua, ma per ora non mi preoccupo.
Più penso a queste cose, più pedalo con Iena come in preda alle allucinazioni della intossicazione dei sub. Forse è dovuto al sudore che mi è colato sugli occhi, ma le lacrime mi solcano le guance, mentre mi fa male la gola così come quando ho il magone, ma è per il caldo insopportabile. Mi fanno male le gambe per alcuni crampi che ho accusato qualche minuto fa. Ecco ... i crampi. A 50 km da casa. Qui si dice di persone morte a 2 km dalla salvezza... Non ce la faccio più a pedalare, i pedali sono come incollati, forzo le gambe e tuffo si blocca.  Ma non è per la stanchezza. Il cambio si è piegato. Valuto la situazione. Potrei aggiustare tutto, ho  portato molti strumenti meccanici.  Sono io che urlo nel deserto e martello con rabbia il cambio della bici dopo inutili tentativi di rimettere tutto a posto. Non è nel mio carattere comportarmi così, ma forse qui il mio inconscio non ha remore ne scrupoli, ne si vergogna del suo comportamento. Sfascio definitivamente il cambio che ora pende inerte appeso alla catena ormai inservibile. Devo tornare indietro, ma non posso farcela senza la bici in questo inferno, in questo forno crematorio dove forse nemmeno Lucifero sarebbe a suo agio.
TUTTO E' SCRITTO.  Cammino come un' automa verso est ripercorrendo il cammino conosciuto. Mi conviene cambiare percorso, non posso affrontare il Crogiolo.  Ma poi perché non dovrei passare il Crogiolo? Mi incammino nella fornace ardente, dieci minuti, le forze mi stanno abbandonando. La sconfinata piana del Crogiolo balla come un mare in tempesta ed io non so come tornare in superficie per prendere una boccata d'aria  Le labbra mi bruciano, la faccia arde.  Quasi per far finta di non farlo, per non accettare che sto tornando indietro, vinto dalla paura, faccio una larga curva e mi incammino verso nord, verso l'ignoto. Almeno sapevo che al di la del Crogiolo c'era il villaggio, ma sapevo anche che in quella depressione, nel pomeriggio manca l'aria.  Spingo l'inutile bici nella breccia alta. Non la lascio forse perché spero di trovare una discesa.  Ho le mani gonfie e le caviglie bloccate, mi gira la testa, non distinguo bene il terreno, le orecchie mi pulsano, cammino da ore verso dove? All'orizzonte compare una montagna sospesa nel vuoto, faccio una foto con difficoltà perché non distinguo bene l'immagine nel mirino. Un crampo alla coscia, poi al polpaccio, respiro con fatica….56 gradi. Vado... Sapessi almeno dove andare!

(La foto dell'orologio più queste tre foto, unite in una panoramica, sono le ultime che ho avuto la possibilità di riprendere...)
Vorrei che mi venisse incontro un fuoristrada, portandomi dell'acqua.  Non ho sete, la sete non è un problema. Quando la disidratazione raggiunge livelli pericolosi, la sete scompare. Solo che le gambe si rifiutano di camminare.. Un altro crampo, questa volta alle mani. Non riesco a staccare il manubrio dai miei arti. Ma quanto dura un crampo? Finalmente! Ma ben poco gioisco. Le mascelle si serrano per i masseteri contratti, poi un dolore allo stomaco. Sarà il mio solito vomito nervoso. Questa volta mi sbaglio, un pugno improvviso mi colpisce lo stomaco, un pugile invisibile mi abbatte.
Mi piego senza fiato. Sbatto la fronte a terra, inginocchiato, sembro un mussulmano che prega prostrato verso la Mecca, poi mi adagio su un fianco, piegato come un vecchio anchilosato. Un crampo devastante mi ha colpito TUTTI i muscoli addominali, in toto, senza scampo e senza tregua.
Il sudore entra negli occhi, mi fa lacrimare e tutto mi cola in bocca. Succhio il sale acido, anche quello mi serve, del resto stava dentro di me ed è bene che ci torni. Mi vedo perso, non riesco ad alzarmi, il crampo non desiste ed il calore del terreno mi sta distruggendo. Devo alzare almeno la testa per respirare. Il terreno è a 80 gradi, è un nemico invincibile ed io ora sono la persona più debole che esiste, è un gioco distruggermi.. Si dirà che mi sta bene, che non si affronta il deserto come uno sconsiderato. Ma io non l'ho affrontato come uno sconsiderato, io sapevo cosa mi aspettava, forse questo andavo cercando, ed ora l'ho trovato. Cerco di mettermi in una posizione degna, una mummia è più degna quando assume una posizione regale... Ma non decidiamo noi, decide lui. Aspetto solo per vedere cosa il fato ha deciso per me. Se ha deciso che cammini ancora, mi farà sbocciare nuove energie, che ora non ho più e che non trovo neppure nel profondo delta mia anima.
Tento di alzarmi. il primo tentativo va a vuoto, ma non il secondo. Impiego alcuni minuti perché il sangue affluisca al cervello, sta tutto ai miei arti dilatati fino all'inverosimile. Il mio cuore fatica a portare il prezioso liquido fino alta testa.
La montagna che si vedeva all'orizzonte sospesa nel vuoto, man mano che avanzo, diventa più piccola, più mi avvicino , più essa si allontana. E' un miraggio, chissà dove sarà. Potrebbe essere a 5 o a 100 km. L'aria si comporta come uno specchio e forma immagini olografiche. Alcuni momenti la vedo sprofondare, poi riappare come per magia. In un momento che si mostra come reale scatto una foto con la macchina digitale. Sto puntando nella sua direzione, forse sto ancora una volta sbagliando, forse sbaglio a seguire un miraggio. Qui però devo avere un riferimento visivo perché non mi fido più della stima della direzione che posso valutare facendo ragionare il mio cervello. Alcuni momenti ho la sensazione di euforia che mi danno l'impressione di essere immortale ed in quei momenti la stanchezza scompare come per magia e mi sembra di poter correre. Però ho ancora la capacità critica per valutare che ciò può essere illusorio.
Mille pensieri si accalcano nella mia mentre ed intanto avanzo con lentezza esasperante in attesa che compaia un crampo più potente. Non sono cosi ingenuo da credere che tanti crampi siano un caso cosi come le numerose extrasistoli. Essi sono la spia di una gravissima disidratazione ipertonica con enorme perdita di sali.
Inciampo in un piccolo avvallamento del terreno che non avevo visto e cado a terra. Nonostante che il terreno ustioni, mi ci vogliono alcuni secondi prima che decida di alzarmi. Sembra che tutto il deserto risuoni nelle mie orecchie ovattate come dopo un'abbondante nevicata in città il vento innalza granuli di sabbia rovente che si muovono fino a 50 cm di altezza ed urtano alle mie gambe come scintille di una mola smeriglio. Mi ricorda Campo Imperatore quando la bufera sposta la polvere di neve a livello del terreno.
Passo vicino a un ammasso di rocce alto circa 10 metri, come una torre. A livello del terreno c’è un' incavo, una minuscola grotta. Mi fermo e mi sdraio all'ombra.  Devo stare oltremodo attento agli scorpioni ed ai cobra. Io non sono il solo furbo del deserto. Anche loro cercano la salvezza nell'ombra della grotta. Con le racchette frugo nei più piccoli pertugi, alzo anche i sassi più insignificanti
Mi infilo nello stretto pertugio e mi allungo. Appoggio la testa alle rocce, come un cuscino. Attraverso l'entrata della grotta, come in un quadro, si vede tutta la sterminata piana. All'orizzonte, al di la dell'immaginazione, montagne e ancora montagne, sempre montagne. E' proprio un buon posto. Non posso attendere, la disidratazione implacabile non arresta la sua opera di distruzione. Nell’anfratto la temperatura è di 48 gradi, ma la sensazione di caldo è enormemente più forte. Evidentemente dipende dall'umidità che sicuramente è più alta. Forse è la mia evaporazione che la fa aumentare.
Non so quanto tempo sta passando, ma comunque ogni momento che passa io mi disidrato di più. Qui non siamo in montagna, dove in caso di necessità ci si può fermare ed attendere. Ogni ora si perdono 2-3 litri di acqua, in ogni caso, anche fermi. Chi me lo fa fare a partire? Le gambe non mi reggono e si rifiutano di proseguire.
Una realtà dura da affrontare ed accettare e cioè che anch'io, come tutti ho paura della morte. Anch'io sono spavaldo, ma al momento di affrontare il buio, mi tiro indietro e cerco di ingannare la morte.  Qui non c'è la paura, ma  lei  aspetta fuori della grotta, nella piana ardente.
Esco? Ci provo, scivolo fuori, ma anche questi piccoli movimenti mi costano una fatica immane. Ho l'affanno, sembra che i miei atti respiratori siano inefficaci. Le orecchie pulsano. Mi metto in piedi, ma la vista si offusca. Per momenti interminabili mi sento perso, credo di essere divenuto cieco, poi vedo un po di luce, ero solo abbagliato. Quindi, lentamente i contorni delle cose si fanno sempre più nitidi
Provo a dirigermi in una direzione precisa' ma dopo pochi passi mi accorgo che ho deviato a destra o a sinistra.  Mi concentro per seguire una rotta, ma poi mi distraggo, quasi che un colpo di sonno si impadronisca improvvisamente di me. Quando improvvisamente mi sveglio, sto in tutt'altra parte. Mi concentro nuovamente, ma dura poco. Tutto si ripete decine di volte. Ad un tratto mi viene il dubbio che non sia in grado di risvegliarmi. Non mi accorgo di un sasso ed inciampo. Cado nuovamente a terra e non so dove ho trovato la forza di t'alzarmi, ma è l'ultima volta. Non so cosa mi sia successo, ma credo di stare un po meglio. Questa sensazione di lieve benessere mi ridà la fiducia di essere in grado di uscire da quella trappola.
                                        ( Il percorso visto dall'aereo)
 Lo sguardo scruta lontano e nella calura credo di aver avvistato qualcosa di anomalo, qualcosa che altera il perfetto livello del deserto. Intravvedo qualcosa che mi sembrano grossi pali.  Dopo dieci minuti li riconosco come tralicci. So per esperienza che spesso gli elettrodotti passano in pieno deserto, lontano da ogni oasi o strade. Spesso l'unica strada che li affianca è una lieve pista appena percorribile con fuoristrada che serve solo in caso di guasti. Ma a questo punto mi conviene dirigermi verso di essi. Vado lentamente, la mia velocità è scomparsa, le gambe sembrano non avvertire gli stimoli nervosi La bicicletta mi pesa, ma ormai mi conviene continuarla a spingere. Dopo circa un'ora i tralicci non hanno cambiato la loro prospettiva. Che siano miraggi? Potrebbe esserlo, come era la montagna e allora non saprei dove andare. Non che ora lo sappia, ma almeno ho una meta, anche se forse non è quella giusta. Ma se fosse un miraggio non avrei più meta e non avrebbe senso vagare nel deserto senza sapere dove dirigermi. In che guaio mi sono cacciato !!
Il termometro segna 58.5 gradi all'ombra.  E' terribile: Allah ha veramente deciso di mettermi alla prova... o di uccidermi. Sono senza acqua praticamente da 7 o 8 ore, pedalando o camminando. Neppure un cammello forse mi seguirebbe, certamente mai un uomo. Forse sono al 60-70 esimo km.
Credo di aver veramente esaurito tutte le riserve idriche. Le dita delle mani sono come salsicciotti, la poca acqua rimasta sarà tutta li. Ma comunque avanzo anche se molto lentamente. I colori virano al rosso, segno che il sole ha diminuito la sua inclinazione. Ora sembro un lord inglese che passeggia a Piccadilli Circus, appoggiato alla sua bicicletta nero fumé. Non ho più fretta, sarà quello che sarà, Allah a’lam........
I tralicci si innalzano e nel cielo ancora più terso della sera imminente scorgo un'auto che fila da sinistra a destra. Stimo la distanza in 2 km al massimo, sono arrivato. Ma le cose non sono così semplici. Avrò bisogno di un'altra ora di cammino per giungere alla strada asfaltata. I tralicci sono alti almeno cento metri, ecco perché mi sembravano così vicini, e l'auto era forse un tir, per cui avevo completamente sbagliato la mia previsione. Comunque ora sono arrivato alla strada. Non so se fermarmi o camminare. Aspetto qualche minuto, ma non passa anima viva. Mi assale un dubbio atroce. E se non passasse nessuno? La presenza della strada asfaltata non cambia nulla, anzi il nero asfalto infuoca maggiormente il terreno. Devo quindi camminare ancora. Solo che ora devo solo seguire la strada, quindi posso farlo anche di notte. Mi avvio utilizzando la bici come un monopattino e proseguo per almeno 5 o 7 km. Mi fa male la gamba e la schiena a via della posizione di spinta, ma procedo velocemente nella strada in pianura, poi un valico e davanti a me solo discesa, fino alla costa, 15 km più avanti Mi siedo e volo come un fulmine, del resto non ho i freni, ma che importa? Qui nessuno ci può tagliare la strada, non ci sono animali che possano attraversare, ne auto indisciplinate o centauri imprudenti, ne bambini disobbedienti. Solo il vento rallenta la mia corsa in vicinanza della costa. Sbuco alla litoranea in corrispondenza di un distributore di benzina ed attendo l'arrivo di un taxi. Non ho la forza di salire sul basso cassonetto, insieme alla bicicletta. L'autista se ne accorge e fa scendere il passeggero che era seduto vicino a lui e mi aiuta a salire. All'arrivo in albergo mi accoglie Giorgio. Gli chiedo di pagare il taxi e mi avvio alla camera. Non sono sceso per la cena. Mi sono fatto portare solo acqua e cocomeri, non ce l'avrei fatta a stare in piedi. Non volevo che mi vedessero e fossi così stato costretto a raccontare la mia avventura.
                           (La bici con il cambio rotto e pendente a terra)
Ancora una volta comunque sono stato fortunato. Ho consultato la cartina topografica e mi sono accorto che solo per miracolo ho incontrato la strada asfaltata. Infatti essa traversa dapprima verso ovest, poi fa un angolo retto e dirige verso nord. Se avessi solo sbagliato di qualche grado e cioè fossi andato a nord invece che camminare verso nord-nord-est avrei camminato parallelamente alla strada e non l'avrei mai incontrata. Ho seguito il mio istinto ed ancora una volta esso non mi ha ingannato. Sarà stato il mio istinto oppure sarà che i djinn si sono impegnati ad istruire la mia mente? Oppure forse l’unica verità non sarà che ….tutto è scritto?


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