domenica 18 marzo 2012

ALPINISMO EXTRA APPENNINICO (v.m di 14 a)

I grandi arrampicatori quali noi eravamo non erano mai stati fuori dei monti d’Abruzzo. La prima occasione di una spedizione “all’estero” capitò per caso.

 La meta erano le dolomiti, ma la ragione del viaggio era tutt’altro che alpinistica. Ma andiamo con ordine perché quella vacanza meriterebbe un libro a parte, non per le avventure di montagna, ma per i guai che combinammo, guai che eravamo andati a sanare.
Prima di tutto voglio presentarvi i protagonisti. 
 Il primo in ordine di guai era Vincenzo, detto ‘Mpiccetta il cui soprannome la diceva lunga sul suo modo di intendere la vita, secondo, ma non secondo era un alto graduato della GdF che chiameremo Mario Bianchi (per la privacy). Veniva a molta distanza Giampiero, già allora molto noto a l’Aquila per essere un avvocato impegnato in politica, poi venivo io, povera creatura candida che ingenuamente credeva di avere la prima possibilità di perdersi nelle pareti dolomitiche.
( "Mpiccetta ed io 25 anni dopo questi fatti....................)
Se volete un racconto di montagna prendete altri autori.  Partiamo quindi nei ricordi.
La ragione per la “gita” al nord era che ‘Mpiccetta aveva una figlia con una ragazza di Campo Tures (Sand in Taufers), allora minorenne e che logicamente non era sua moglie. Noi andavamo su perché ‘Mpiccetta avrebbe voluto impalmarla, visto che la bimba cresceva vistosamente ed allora già correva nei prati. Non meno importante era che "Mpiccetta aveva già preparato una bella casa e l'aveva anche arredata di ogni mobile necessario per una felice vita a tre. Tutto bello, quindi!!  Macchè, il problema era che la futura signora ‘Mpiccetta  si chiamava Grimildh, e  di cognome  inconfondibilmente di origine ariana . Allora la cosa era molto più complicata di quello che sarebbe successo in un nostro paese. Da noi il padre della felice madre sarebbe andato a cercare il fuggitivo padre e lo avrebbe costretto, certamente con le buone maniere, caratteristica delle genti d’Abruzzo, a sposare la figlia.

  Lassù il problema si ribaltava. Mai, e dico MAI un rude montanaro del Tirolo con un cognome così altisonante avrebbe permesso ad un terrone del sud con un cognome talmente italiano che oltre non si può,  di sposare sua figlia e quindi di dare tale orrido cognome ai suoi nipoti.  Ma il fato aveva già fatto il suo dovere. Grimildh era chiaramente bionda, il padre aveva occhi chiari come un uomo di pura razza ariana.  La bimba, tanto per non sbagliarsi, era di carnagione olivastra, con capelli neri e lunghi ed occhi scuri come la notte. Era una bimba bellissima, orgoglio di qualunque madre e padre, ma non certo per un discendente diretto dei nibelunghi. La nostra partenza era dedicata quindi a cercare di sanare quest’atavica controversia tra Africa del Nord e Germania del Sud.  La cosa era quasi disperata, ma la presenza sia di un noto e serio avvocato, sia  del comandante della Finanza faceva quantomeno sperare in un felice esito.
La partenza avvenne di notte, con la macchina di ‘Mpiccetta (un’alfa 1750) veloce e comoda, ma piena fino all’inverosimile di attrezzatura da montagna…….
Ci fermammo a vicino Chieti, dove c’era la casa paterna di ‘Mpiccetta.  La madre ci preparò una pantagruelica cena con prevalenza di peperoncini piccanti, tanto per darci un’ulteriore stimolo…..Dopo una notevole ingestione alcoolica  partimmo in tromba ed arrivammo con le sole fermate servite a liberare il nostro corpo dai prodotti di degradazione del vino. Al mattino eravamo a Bressanone, dove uscimmo dall’autostrada e ci avviammo verso Brunico, cittadina meravigliosa. La strada per Campo Tures non faceva sospettare che il paese fosse circondato da montagne tanto imponenti. Sopra la sua testa, infatti, svettavano vette di 3500 m. che appiccavano con un solo enorme balzo dalla pianura perfetta della valle (valle Aurina). Io ebbi la certezza dell’altezza il giorno stesso, quando, insofferente dei momenti di riposo della truppa, partii dal paese e mi avviai di corsa verso la vetta più vicina. Corsi, corsi, corsi, il sentiero saliva al cielo mentre la valle si allontanava e pareva essere su di un aereo. Devo dire che faticai un tantino e credevo che questa fatica fosse dovuta al viaggio appena concluso, ma poi, quando tornai, qualcuno mi disse che quella che avevo salito era il piz Palù, alto 3061 m. Il paese, però si trova 850 m. di altezza……
 FOTO DI WWW. CLUBAQUILERAMPANTI.IT
 
Dalla cima lo sguardo era senza fine. Si vedevano, in lontananza, cime famose che io riconoscevo per averle viste nei libri. Ma più vicino, ad un tiro di schioppo, c’erano monti altissimi (io ero a 3105 m.) , con pareti enormi, ghiacciai sterminati. Ma dov’ero? Non mi risultava che le Dolomiti fossero così ed infatti non erano le Dolomiti, ma le montagne che circondano la vetta d’Italia, cioè l’estremo nord d’Italia. Li svettano alla sinistra orografica della valle, il  Picco dei tre Signori ( 3600 m.), il Pizzo Rosso di Predoi (3495 m.), la Vedretta di Ries (3496 m.), la Croda Nera ed a destra  il Loffler (3378 m.), il Sasso Nero (3369 m.), le Mesule (3479 m.) ed il più terribile, il Gran Pilastro (3510 m.).

                                            foto da  www.summitpost.org
1=Punta Bianca Bassa/Niederer Weißzint; 2=Gran Pilastro/Hochfeiler; 3=Punta Bianca/Hoher Weißzint; 4=Dosso Largo/Breitnock; 5=Muttenock; 6=Möselekopf; 7=Gran Mesule/Großer Möseler; 8=Piccolo Mesule/Kleiner Möseler; 9=Möselenock; 10=Rossruggspitz; 11=Cima di Campo/Turnerkamp; 12=Cinque Corni di Ghega/Fünf Hornspitzen; 13=Sasso Nero/Schwarzenstein; 14=Westliche Floitenspitz; 15=Östliche Floitenspitz; 16= Monte Lovello/Großer Löffler; 17=Punta del Conio/Keilbachspitz; 18=Punta di Valle/Wollbachspitz 
 Tutti questi monti sono forniti di ghiacciai che collegano altre cime più basse, ma comunque tutte superiori ai 3000 m.  Inutile dire che tra un guaio e l’altro io provvedevo a salire tali cime e di cui vi risparmio il resoconto, tanto non sarebbe altro che una guida alpinistica che si può leggere da qualunque libro.
Ci accolsero i componenti del Soccorso del SAGF locale che non ci abbandonarono mai più.  Ci sistemarono molto dignitosamente in una malga pulitissima e profumata. Al mattino la donna della casa ci portava la marmellata, il burro ed i biscotti fatti dalle sue mani, ma noi preferivamo mungere le mucche e poi bere il latte appena munto. Tutta un’altra cosa rispetto ai cappuccini del bar Europa.
Pranzo e cena invece era consumato presso un bellissimo albergo di un paese vicino e tutto gratuitamente perché la gestrice, molto piacente, era ben conosciuta da ‘Mpiccetta (in maniera biblica).  Noi al mattino presto uscivamo a raccogliere i funghi che poi provvedevamo a portare all’albergo  in cambio di pranzo, merenda, spuntini e cena luculliana.
I patti però non finivano li. ‘Mpiccetta doveva provvedere a portare altri funghi, durante la notte , alla signora dell’albergo. Quindi lui lavorava di notte e noi lavoravamo di giorno.  Di giorno era più difficile lavorare perché la legge locale proibiva la raccolta di più di un Kg di funghi a testa (prevalentemente i pfifferling) per cui noi sistemavamo i funghi in alcune buche che poi provvedevamo a svuotare. Quindi mettevamo tutto in una gerla enorme e, mentre uno scendeva in avanguardia, l’altro sgattaiolava, come un antico contrabbandiere, nell’albergo.  Tale giostra andò avanti per tutta la vacanza per cui le gite sui monti iniziavano sempre molto tardi, quando iniziavano.
Il problema era che i finanzieri del locale soccorso, come ho detto, non ci abbandonavano un momento ed il problema più grosso era che si trascinavano dietro sempre un adeguato numero di belle ragazze, estremamente disponibili.
La prima sera, all’Hotel Posta di Brunico, ci aspettavano i finanzieri con un pari n. di donne più quattro, che erano per noi.  A me era riservata tale Walthild, che però parlava malissimo l’italiano, ma non era certo un problema. Era circa 5 cm. più alta di me, senza scarpe (io sono circa 1,90 cm) e vi assicuro che una donna tanto alta fa veramente impressione. Aveva un seno enorme su una struttura longilinea, una vera amazzone.
 
Vi descrivo Walthild perché ad un certo momento Giampiero (che non è più alto di 165 cm) ebbe la bella idea di provare l’amazzone e la invitò a ballare. Da  quel momento non la mollò più perché in pratica la sua faccia arrivava esattamente tra le sue tette  e mentre ballava sembrava un naufrago che sta per affogare in un oceano in tempesta.  Stendiamo un velo pietoso (censura) sulla cosa ed andiamo avanti.
Un bel di, dopo la solita raccolta micotica, io e Giampiero eravamo distesi sul prato della piazza di Campo Tures a riposare ed io fantasticavo su quale montagna dovessi dirigermi.
‘Mpiccetta era ancora in coma, il comandante Mario Bianchi  non si sapeva dove fosse andato a dormire (lo sapemmo in maniera drammatica qualche giorno più tardi).
Di lontano vedemmo due bimbe che dondolavano sull’altalena. Giampiero chiamò le fanciulle invitandole a recarsi da noi.  “Nein, Nein, foi qui” fu la secca risposta. Noi rinnovammo l’invito e questa volta esse si avviarono verso di noi. Quelle che sembravano due bimbe si rivelarono essere due ragazze dell’apparente età di 20-25 anni.  Una era veramente bella, rassomigliava in tutto e per tutto a Silvie Vartan, e chi ha almeno la mia età sa a cosa mi riferisco.  L’altra era molto grassa, belloccia, ma in compenso era molto più intraprendente.  Erano due componenti di un numeroso gruppo di turisti provenienti da Dussendorfl che era arrivato con un pulman e aveva fatto una sosta a Campo Tures.
www.improntaquila.org
 
La Bagascia arrivò di corsa e si gettò tra le braccia di Giampiero, disteso per terra.
Rotolò su di lui e lo baciò in bocca, profondamente. Giampiero farfugliò che sapeva di birra, mentre Silvie (chiamiamola così) si distese vicino a me accarezzandomi.  Il fascino latino doveva tirare molto le tedesche.  Con un’occhiata d’intesa prendemmo per mano le donne e ci avviammo da qualche parte, senza sapere dove.  Campo Tures era un paese che si sviluppava lungo la strada per cui bastava superare la prima fila di case per ritrovarsi nei campi.  Il nostro cammino finì dietro una casa in costruzione dove c’erano due profondi solchi erbosi che sembravano fatti apposta. Ci sistemammo ogni coppia in un solco e saltammo i convenevoli. Le donne si chiamavano scambiandosi quelle che erano evidenti commenti su di noi, ma parlavano in tedesco e quindi non capimmo nulla.
Dal canto nostro anche noi non eravamo da meno e ci salutavamo ridendo e informandoci continuamente della situazione (oggi si direbbe in “tempo reale”).
Cercammo nelle nostre reminiscenze tutto quello che potevamo estrarre per arricchire il repertorio. Tirammo fuori tutto il kamasutra del 74 (che era molto limitato).
Alla fine, finito il tutto, eravamo in procinto di tornare in piazza, quando udimmo un’applauso proveniente dalla casa in costruzione. Erano i muratori che si erano nascosti ed avevano assistito alla scena. Scesero verso di noi e ci vennero a dare la mano, congradulandosi con grandi manate sulle spalle. Erano napoletani, romani, tutti lavoratori del sud.  ”A questi crucchi bisogna farglielo vedere cosa sono gli italiani!!” Dissero. Il capomastro comparve incitando gli operai a tornare al lavoro, quasi litigando. Era un uomo alto, quasi albino, con gli occhi di ghiaccio.
Quella sera la notizia era corsa nel paese e alla discoteca avevamo varie donne attorno. Molte, quelle più disponibili, non parlavano italiano, erano evidentemente tedesche.
Non trovammo altro di meglio che assoldare un’italiana del luogo che facesse da traduttrice.
Scegliemmo quella che sembrava la più seria per essere certi che non avesse invidia e che traducesse alla lettera ciò che ci serviva.
Facemmo un piccolo esame a varie ragazze confrontando le traduzioni, ma vi risparmio gli argomenti. Alla fine la scelta cadde su una ragazza dagli occhi simpatici e svegli, una che si direbbe “tutta pepe”.
Quella sera ci fu molto utile perché riuscì a tradurre meravigliosamente tutto il più bieco repertorio lessicale dei rudi italiani.  Ma la cosa funzionò talmente bene che la ragazza fu praticamente assoldata per tutto il tempo che rimanemmo a Campo Tures.
A noi (io e Giampiero) le cose andavano meravigliosamente bene e non ci sarebbero servite le ulteriori avventure procurate a forza da Rossi, Maroni e Musoni, i latin lover del Soccorso alpino locale, ma comunque……..

Il lago di Neves, testimone di una "innocente" gita notturna con Walthild, in cui smarrismo la strada del ritorno (www.valpusteria,net)
Intanto il Comandante aveva contattato una vecchia fiamma  e come si sa, spesso le fiamme si riaccendono, basta soffiarci sopra, e Mario andava in giro con un ventilatore…e si diceva in giro che il marito cercasse il traditore. A me furono date le chiavi della macchina ed io fui felice perché avrei avuto la possibilità di muovermi, ma non potevo sapere che ogni sera avrei dovuto accompagnare alle loro destinazioni Mario, Giampiero e ‘Mpiccetta. Solo quest’ultimo aveva una fissa dimora, gli altri erano come primule rosse. Si sapeva dove li lasciavo, ma poi non si sapeva dove andarli a prendere ( ricordate che non c'erano telefonini). Inoltre c’era la complicazione del poco rispetto dell’orario. Spesso le mie ricerche si protraevano fino all’alba, giusto in tempo per andare direttamente a funghi.
L’avvocato Giampiero, intanto, aveva saputo che la nostra interprete era laureata in legge ed aveva uno studio a Brunico, per cui le chiese di consultare alcune leggi.
Visto che mi aveva manifestato la sua “simpatia” per la ragazza, vi risparmio la descrizione della gita allo studio. Immaginate voi che avete una fervida fantasia.
Per concludere il quadro dirò che l’ultimo giorno andammo ad arrampicare e per varie ragioni, tutte cose legittime che possono capitare in parete, io e ‘Mpiccetta arrivammo tardi all’appuntamento con il futuro suocero. Ma ora viene il bello.  Ci preparammo di tutto punto. ‘Mpiccetta aveva perfino portato un vestito con la giacca e cravatta.     Cercammo di assumere un’aria di  assoluta serietà. Giampiero e il comandante dovevano essere i garanti della trattativa , ma……
Ci presentammo a tarda sera, quando l’appuntamento era non più tardi delle 17.  Ricordo ancora il bel giardino e la porta. Il padre era stato avvertito che ‘Mpiccetta era accompagnato da un Comandante della GdF e da un noto avvocato.  Ci venne ad aprire un uomo che non facemmo neppure in tempo a vedere perchè fummo immediatamente messi in fuga. Comunque  la nostra interprete era nientepopodimenoche la sorella (o amica ?) di Grimildh e forse il padre non sarà che fosse stato mai il capomastro? ........E ‘Mpiccetta sposò una bella infermiera dell’ospedale dell’Aquila.
In una incursione succsssiva in quelle zone, qualche anno dopo, seppi che Grimildh si era sposata con un onesto carabiniere per la felicità del nonno.
Il bottino alpinistico, comunque, non fu così scarso come si potrebbe credere.  Nel mio zaino misi il Picco dei tre Signori, la Croda Nera, il Gran Pilastro, la paretina Demetz alle cinque dita, 
L'acuminata punta del dito di Dio a sn della Forchetta del Sassolungo
verso il dito di Dio, dalla parete nord, che precipita per 400 m sull’alpe di Siusi e la cui cima è come la punta di un’ago e su cui non  può sedere più di un uomo tanto è acuminata.
http://www.valle-tures-aurina.com/it/campo-tures-valle-aurina-tures.asp

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