sabato 24 marzo 2012

IL LUPO DELLA MAJELLA

Nel 1983, appena tornato dal militare, il destino volle mandarmi a Caramanico come medico delle Terme. Caramanico, per un tipo come me, è un posto bellissimo, incastonato tra le gole dell’Orta e dell’Orfento, ai piedi della Maiella.

Tutti i giorni, appena terminato l’ambulatorio, partivo per recarmi, di corsa, verso la vetta della Maiella, o lungo gli immensi canaloni della montagna, nei luoghi dello spirito, li dove i avevano vissuto i santi e gli anacoreti. Uno degli itinerari preferiti era la cresta di Lama Bianca, verso il vallone della Rava, con partenza da una strada appena usciti da S. Eufemia verso passo S.Leonardo.
La cresta con un unico balzo di circa 2000 m. porta direttamente alla cima. Era pane per i miei denti. I primi 500 m. di dislivello sono da percorrere in un bosco fitto, poi la cresta, desertica, si impenna . Correre in salita in quel luogo che pareva portare al cielo, mi dava un’euforia senza pari.

Lama bianca
Un giorno d’agosto notai, nel bosco, un uomo fornito di strana strumentazione. Quel giorno non mi fermai, ma nei giorni successivi la presenza di quell’uomo cominciò ad incuriosirmi. Poi fu lui a chiamarmi. Parlava in perfetto italiano, senza apparente accento regionale. Mi chiese a bruciapelo se avevo visto un lupo lungo la cresta. Io avevo visto una quantità enorme di cani randagi, anzi un giorno avevo dovuto battere in ritirata dalla cima della Maiella lungo il canalone per sfuggire all’aggressione di un branco. Ma di lupi nemmeno l’ombra, magari ne avessi incontrati!
“Non è possibile che tu non l’abbia visto”, mi disse”, ti segue quando sali, ti lascia andare e poi ti attende al ritorno accompagnandoti finchè non ti allontani dalla sua tana”.
La lupa infatti era la madre di una cucciolata e aveva la tana lungo il percorso che io avevo scelto per salire. Quell’uomo era uno studioso e seguiva, con un collare radio, la lupa nella sua vita. Possibile che non avevo mai sentito nulla? Lo studioso mi scrutava con un binocolo tutti i giorni per controllare il comportamento della lupa. Da quel giorno salii con tutti i sensi vigili cercando di scoprire la lupa, ma nulla, sembrava volatilizzata, forse era andata via, io l’avevo disturbata. Arrivai alla base, ed anche questa volta ebbi la conferma che la lupa c’era, che mi aveva seguito, ma anche questa volta non avevo visto nulla. Capisco che il bosco è il regno del lupo, che lì è insuperabile nel mimetizzarsi, ma tra gli enormi massi della cresta, con il terreno franoso e ripidissimo, lì che consideravo essere il mio regno, come faceva a nascondersi? Ma dopo quel giorno lo studioso scomparve, probabilmente aveva finito le sue ricerche o aveva cambiato posto. Io portavo sempre con me con la speranza di incontrare il lupo, ma nulla. Qualche giorno dopo dimenticai l’uomo e il suo lupo. Per non percorrere sempre il medesimo itinerario, cambiai direzione di salita, più vicino a passo S.Leonardo.

Valle di Femminamorta 
Un giorno, di ritorno dalla cima dopo la salita lungo la valle di Femminamorta, incappai in una radura del bosco pedemontano. Era come costruita ad arte, perfettamente circolare, con il prato inglese circondata da bosco fittissimo. Arrivai alla radura casualmente avendo perso il sentiero. Dato che il bosco aveva rallentato i miei tempi (non capite male, i tempi stretti erano necessari per riaprire in orario l’ambulatorio) corsi a perdifiato appena uscito sulla radura. Un’attimo prima di rientrare nel bosco ebbi un sussulto. Di fronte a me si parava un cucciolo di cane. ANZI NO. DI LUPO! Era proprio un lupacchiotto, impunito, senza paura.
Foto da Giomagazine.it
Mi bloccai e tornai indietro per evitare di farlo fuggire. Mi sedetti a circa 30 m. di distanza per ammirarlo. Era bellissimo, come tutti i cuccioli, pelo morbido, zampe robuste, musetto tenerissimo. Sperai che non fuggisse, ma non c’era pericolo di questo, come scoprii nei minuti successivi. Infatti, invece di fuggire o quantomeno di allontanarsi, si avvicinava verso di me, incuriosito da questo strano animale, puzzolente di sudore. Che bello! Non fuggiva. La mia felicità fu di breve durata perché, quando il cucciolo si trovava a circa 15 m. da me, sul bordo della radura comparve la madre.

Ebbi l’istinto di fuggire, ma ormai era inutile, la lupa mi avrebbe raggiunto con un sol balzo. Inoltre, fuggendo, non potevo difendermi. Ero fornito di bastoncini da sci per correre in salita, dalla punta di acciaio affilata come una rasoio, erano armi micidiali che tante volte mi avevano salvato dai cani. Conveniva affrontarla a viso aperto. Mai fuggire, questa è una regola, perché, sia cani che lupi, improvvisamente la fuga fa innescare in loro l’istinto del predatore che li spinge in ogni caso ad attaccare. Sempre mi sono salvato attaccando io per primo, ma questa volta era diverso. La lupa difendeva il suo cucciolo. Se mi andava bene avrei quantomeno ricevuto qualche morso ed il morso di un lupo non è quello di un cane. Ero seduto a terra, con le gambe incrociate e così rimasi, senza fare un gesto, senza un sospiro. Forse in me cominciava ad emergere l’ancestrale paura del lupo. Anche se altre volte avevo visto dei lupi, non mi ero trovato mai faccia a faccia con uno di essi e mai con una madre con il suo cucciolo. Il cucciolo si avvicinava ancora e non sapevo come fare per farlo allontanare senza insospettire la madre. Sembrava un giocattolo a molla, tanto era carino, ma la madre era li, pronta ad attaccarmi. Ormai era a 5 m. da me ed allora successe il miracolo.
foto da montagna.tv
Tanti anni di montagna furono ripagati in un istante. La lupa sedette a terra, il viso tranquillo, mentre il suo cucciolo, ad ampi cerchi, trotterellava verso di me. Pensai che la posizione seduta non era altro che un modo che aveva il lupo per scattare, come un atleta dei 100 m. Come se avesse intuito i miei dubbi si sdraiò a terra, con la testa appoggiata alle zampe anteriori, tranquilla, mentre il cucciolo ormai era arrivato alle mie gambe. Mi annusava. Chissà il suo perfetto odorato cosa gli comunicava, dato che il sudore della fatica ormai si era sommato a quello della tensione. Intanto mi ero anch’io un poco tranquillizzato ed avevo osato porgere un braccio verso il lupacchiotto che scodinzolava tra le mie gambe e mi leccava le ginocchia. Non perdevo comunque di vista la lupa che ora aveva addirittura chiusi gli occhi. Era una madre degenere oppure gli animali posseggono un sesto senso per il pericolo? Sentiva, la lupa, che io non ero pericoloso? Che non avevo la benchè minima intenzione di nuocere suo figlio? Molto più semplicemente, forse la lupa, durante tutto il mese, aveva visto che passavo praticamente sulla sua tana, con il piccolo appena nato, e che non avevo fatto il più piccolo gesto di ostilità nei loro confronti. Comunque la lupa non sapeva che io non l’avevo neppure vista. Ora mi aveva riconosciuto dall’odore e mi permetteva di avvicinare il suo cucciolo. Comunque era inutile trovare una spiegazione, che in ogni caso sarebbe stata quella di un uomo e non quella di un lupo.
La madre ora sembrava dormisse. Dovetti trattenere l’istinto di prenderlo in braccio. Sarebbe probabilmente stato troppo. Quel gesto poteva essere scambiato per un atto di aggressione, meglio non sfidare più di tanto la sorte. Poi la lupa aprì pigramente gli occhi e si stiracchiò, quindi si alzo in piedi.
Foto da"  digiphotostatic.libero.it/mauroproietti1953 "
Rispondendo ad un richiamo silenzioso e per me incomprensibile, il cucciolo corse verso di lei, trotterellando e sbandando. Lei lo annusò come per controllare che fosse illeso e lo leccò, poi lo spinse nel bosco con il muso. Il cucciolo ubbidì prontamente e la madre lo seguì, scomparendo nel bosco. Qualche istante dopo ricomparve, quasi per accertarsi che ero ancora li, che non li avevo seguiti. Mi guardò a lungo. Capii che prendeva tempo per far allontanare il cucciolo, ma capii anche che non c’era odio verso di me. Capii comunque che non li avrei più rivisti. Un miracolo non si ripete. Non mi mossi per circa un quarto d’ora per permettere alla famiglia di allontanarsi, non volevo che pensassero che li stavo seguendo. Mi sdraiai sul prato con il viso rivolto al cielo, la tensione improvvisamente era scomparsa lasciando il posto ad una tranquillità assoluta che, associata alla stanchezza, mi rendeva difficile rimettermi in piedi.

 
Cercai di spiegarmi perché è così difficile per gli uomini capirsi tra di loro, perché la sua vita è intessuta di diffidenza e di ostilità verso i propri simili. Un lupo ed un uomo si erano capiti. Un lupo si era fidato di un uomo fino al punto di affidargli suo cucciolo. Per un momento un lupo ed un uomo erano vissuti in armonia con la natura, perché gli uomini, esseri intelligenti, non possono farlo?

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